Un romanzo potente che lascia un po' frastornati dopo averlo terminato per quanto scava a fondo nelle pieghe più recondite dell'animo umano, nelle elaborazioni inconsce individuali che nel finale si dilatano trasmutandosi in una sorta di inconscio collettivo. A Le Case, un piccolo borgo millenario scavato nella roccia dell'entroterra maremmano, di cui narra l'autore grossetano, classe '76, Sacha Naspini nel suo ultimo romanzo Le case del malcontento (edizioni E/O), troviamo una donna di facili costumi, un parroco dedito agli alcolici, una zitella che riempie il vuoto con il cibo, lo scemo del paese, un marito tradito... Un microcosmo di personaggi che attingono al campionario delle macchiette popolari più sfruttate dal cinema e in letteratura ma che Naspini rende estremamente sfumati e complessi nel loro modo di svelare a poco a poco le brutture, ma anche i coli di meraviglia delle proprie esistenze, raccontandole in prima persona, ognuna dal suo punto di vista e con il proprio registro linguistico. (...)