Ho sempre pensato che i libri migliori fossero quelli che arrivano inaspettati, che ti raggiungono quando meno te lo aspetti e si dimostrano perfetti per il momento in cui vanno a inserirsi. A volte possono sorprenderti sullo scaffale di una libreria, ammiccando con le loro copertine eleganti e i loro titoli particolari, altre volte giungono portati da un consiglio, uno scambio di pareri letterarie, una segnalazione o una recensione.
Questa volta, è stata una collega blogger a fare da intermediaria tra me e il romanzo giusto e quando mi sono unita al BlogTour in preparazione per il primo volume de L'Attraversapecchi, non avevo ancora idea di quanto questo romanzo sarebbe stato in grado di conquistarmi. Non solo inserendosi con eleganza nelle mie giornate e diventando il compagno ideale di una serata di lettura ininterrotta -come ormai non mi capitava da mesi di concedermi -ma soprattutto, entrando a pieno diritto tra le migliori letture che mi siano capitate sotto mano di recente (ma forse, anche in assoluto).
Eppure, qualcosa avrei dovuto intuirla già dalle premesse, visto che Fidanzati dell'Inverno arriva accompagnato da una trama di quarta già di per sé estremamente intrigante. Il suo pregio più grande però, è proprio il riuscire a mantenere rispettate tutte le sue promesse iniziali, narrando una storia capace, per oltre 400 pagine, di tenere lo sguardo del suo lettore incollato alle pagine, e la sua mente avvinta dal fascino del mondo fantasy di cui si fa custode.
Che l'ambientazione sia il punto di forza della saga della Dabos è intuibile fin dai primi capitoli, nei quali, oltre che fare la conoscenza con la maldestra ma adorabile Ofelia, subiamo il fascino di uno mondo immaginario complesso e sfaccettato, ricco di sorprese e carico di mistero.
Posteriore al nostro e separato da esso da un cataclisma misterioso noto come Lacerazione - un evento dai contorni a dir poco sbiaditi, che ha frantumato la terra secoli or sono - il mondo di Ofelia è ora composto da ventuno frammenti maggiori e circa centosessanta minori, definiti tutti Arche, per la maggior parte abitati e caratterizzati, ciascuno, dalla presenza di emanazioni magiche differenti e a tratti notevolmente bizzarre. Su ogni arca vive uno Spirito di Famiglia, una potente entità dalla quale discendono tutti i suoi abitanti e che determina quali saranno i poteri a disposizione dei suoi eredi.
La nostra eroina, ad esempio, viene da Anima, un'arca dal clima mite e caratterizzata da una popolazione legata da saldi intrecci familiari, nella quale gli oggetti possiedono uno spirito proprio, e possono essere addomesticati, curati e restaurati, letti o maneggiati con la sola forza del potere degli Animisti, ovvero gli abitanti di Anima. Ofelia stessa possiede un potere familiare; da Artemide, lo spirito di Anima, la nostra protagonista ha ereditato la lettura, ovvero il dono di poter percepire frammenti di ricordi e di esistenza di coloro che hanno posseduto o semplicemente maneggiato un oggetto con il quale le sue mani vengono in contatto.
Accanto alla lettura, Ofelia possiede un altro dono, ovvero la capacità di fondersi con gli specchi e di attraversarli, sfruttandoli come vere e proprie porte (da qui, il titolo della saga stessa).
In questo primo volume non abbiamo la possibilità di esplorare tutte le arche (purtroppo, perché sarebbe stato assai affascinante vedere cosa la Dabos avesse immaginato per il resto del mondo), ma le vicende si svolgono per la maggior parte sull'unica altra arca che conosciamo, ovvero Polo. Qui Ofelia è costretta a trasferirsi in seguito al fidanzamento, organizzato per lei dalle Decane di Anima, con un uomo di nome Thorn che non ha mai conosciuto prima dell'annuncio del futuro matrimonio.
Polo è decisamente differente da Anima sotto quasi tutti gli aspetti, ed è su queste differenze (e sue quelle tra i suoi protagonisti) che gioca la Dabos per tratteggiare la nuova arca e i suoi abitanti: dove Anima e calore e famiglia, Polo è freddo, rigidità, pericolo e intrighi di corte. Dove Ofelia è dolcezza, timidezza e goffaggine, piccola e impacciata con i spessi occhiali che si scuriscono in base alle sue emozioni e una folta chioma di ricci sempre disordinati, Thorn è ordine e rigore, alto e snello nei suoi abiti di Intendente della corte, con la pelle pallida, gli occhi azzurri glaciali e i biondissimi capelli sempre tirati all'indietro e perfettamente pettinati.
Tra i due sono palesi fin da subito le differenze di stile di vita, di carattere e di desideri e la vita per la nostra Ofelia, appena giunta su Polo accompagnata dalla zia Rosaline, è tutto fuorché semplice.
Ma sarà proprio quest'arca a mettere alla prova la sua forza nascosta, perché pian piano Ofelia prenderà coscienza del nuovo mondo che l'ha travolta, imparando a destreggiarsi tra lotte intestine tra famiglie nobiliari, scandali di corte, poteri familiari dei più disparati e, soprattutto, inquietanti segreti sul suo matrimonio e su ciò che l'ha realmente condotta a quel cambio di vita brusco e inaspettato.
E noi ovviamente saremo costantemente al suo fianco, ad ammirare nonostante tutto la bellezza del mondo che la circonda e a fare il tifo per lei, che in queste 400 pagine dovrà cavarsela e sfuggire a inganni, illusioni, raggiri e tentati omicidi, riuscendo al contempo a non perdere per strada la sua vera essenza, quella parte profonda di lei che le permette, ogni giorno, di riconoscersi riflessa su ogni specchio che si trova davanti.
Immagino che già da queste prime parole riassuntive sia trapelato l'entusiasmo che questa nuova saga è riuscita a suscitare nella sottoscritta, però qui mi fermo con la trama, per evitare di togliervi troppo il gusto di scoprire da voi cosa si nasconda dietro Fidanzati dell'Inverno.
Ma, per mia fortuna, sono tanti gli elementi esterni ai quali posso ricorrere per continuare a stuzzicare la vostra curiosità su questa saga, anche senza scendere ulteriormente nel dettaglio con la storia vera e propria.
In primo luogo, mi viene senz'altro in soccorso lo stile di Christelle Dabos, curato e scorrevole al punto da riuscire a trasportarci in questo nuovo mondo in modo delicato, avvolgendoci con parole morbide e familiari, affascinandoci con descrizioni ambientali vivide e colorate, incalzandoci con un ritmo dosato saggiamente e, infine, arricchendo il tutto con il fascino della scoperta, la seduzione dell'illusione e il piacere di seguire un intreccio ben gestito e una protagonista bizzarra e magnetica del tutto fuori dalle righe.
E se Ofelia è senza dubbio il cardine delle vicende, un'eroina alla quale è impossibile non affezionarsi fin dal principio, i suoi comprimari non sono da meno, e sono anch'essi altrettanto capaci di sostenere le scene e arricchirle di colore e dettagli inaspettati: dal fiero Thorn, forse il personaggio più sfaccettato e complesso, ma anche il più intrigante da scoprire tra le pagine, alla zia Bernilde, splendida nobile della famgilia dei Draghi dal fascino tagliente e accattivante, passando per zia Rosaline, l'adorabile e battagliera protettrice di Ofelia, fino ad arrivare al tombeur de femme per eccellenza, il seducente ambasciatore Archibald e all'inquietante Cavaliere, Miraggio capace di mettere i brividi con un solo accenno di sorriso.
Ognuno di questi personaggi, e i tanti ancora che non ho citato, si è scolpito nel mio immaginario e vi ha messo radici, tanto che alla chiusura del romanzo ho provato un tale senso di abbandono da convincermi a recuperare il resto della saga in lingua originale, per poter continuare a respirare ancora l'affascinante aria di Polo e poter godere ancora delle mille sfumature ambigue che la popolano.
Questa recensione volge al termine, e non può chiudersi che con un consiglio, un caloroso invito a recuperare questa saga per lasciarvi stregare dalle magiche parole della sua autrice. Sarà un viaggio che non vi deluderà, soprattutto se lascerete volare la vostra fantasia e, come Ofelia, vi immergerete completamente dentro lo specchio in cui è custodita questa storia.