Era davvero molto tempo che non mi capitava di sprofondare con così tanta partecipazione in una lettura. Una lettura che mi ha avvolto, complice la lunghezza del libro, in una coperta letteraria che mi ha fatto uscire dall’inverno con un po’ più di speranza per le letture primaverili.
“Le case del malcontento” di Sasha Naspini è un libro che ho già con consigliato a più di una persona e i feedback che mi stanno arrivando sono esattamente quelli che mi aspettavo.
Ma andiamo per ordine. Il luogo raccontato si chiama “Le case” un borgo rurale un borgo dell’entroterra maremmano. Un posto come tanti altri che avrete vista sicuramente in una delle vostre vacanze toscane. Un luogo che sembra intrappolare le persone, che non permette una vera e propria fuga. Da “Le case” anni fa era però riuscito a fuggire Samuele Radi, una mela marcia. Su di lui sono nate leggende. La gente si chiede che fine abbia fatto, una pessima fine si suppone, visto il tipo. Eppure Samuele Radi ritorna e il suo ritorno è quel dito che fa cadere la prima tessera del domino e che coinvolgerà tutte le altre. Inutile dire che per “Le case” ci sarà un prima e un dopo Samuele Radi. Attorno a questo ritorno vagano le anime di questo borgo di pietre e polvere. E le storie di ognuno di loro si intrecceranno, daranno vita ad un romanzo corale di rara intensità. Arriverete al punto da rimanere con il fiato sospeso fino a che Sasha Naspini non deciderà di riprendere il filo.
Per quel che mi riguarda “Le case del malcontento” è un romanzo ricorsivo che ad ogni giro di giostra va sempre più in profondità Il primo giro serve a Naspini per presentare i personaggi e collocarli all’interno del borgo. È una presentazione superficiale che però fornisce già elementi solidi per comprendere dove andranno a parare i personaggi. Ad esempio ci troveremo a riflettere sul destino e sulle scelte imposte mentre osserviamo una ragazzina timida e incapace di imporre la propria volontà mentre dà la scalata alla casa più in vista del paese. Per quel che mi riguarda ho trovato davvero interessante la storia degli scacchi, la parabola di una novità che entra in un paese e viene consumata dalla troppa bravura di uno dei giocatori per poi finire nel dimenticatoio. Ogni cosa, ogni aspetto dell’animo umano viene descritto all’interno di un meccanismo collaudato come può essere quello di un piccolo borgo e poi, successivamente, Naspini racconta quello che succede quando questo meccanismo si inceppa.
In tutto questo la scrittura di Sasha Naspini è davvero coinvolgente. Narrativa pura. “Le case del malcontento” è uno di quei libri che ti viene da accostare a qualche grande titolo del passato perché ti ha dato l’idea di essere un’opera senza tempo in cui storia e mito si fondono, in cui la realtà viene vista attraverso la lente dei ricordi e restituisce un’immagine sbiadita, ingiallita. Come una vecchia foto trovata in un cassetto che si fatica a collocare nel tempo perché in effetti, quel tempo non esiste più se non, appunto, ricordato.
Devo confessare che seguo Sasha Naspini da un po’. Il mio primo incontro con lui è stato “Ciò che Dio unisce” edito da Piano B. Un libro brillante che ha in sè alcuni dei tratti stilistici de “Le case del malcontento”. E proprio in virtù di questa precedente lettura posso dire di aver notato una crescita esponenziale in questo autore.
Vi consiglio caldamente la lettura de “Le case del malcontento”. Leggetelo, poi magari tornate qui e ditemi che ne pensate.