Giorgia Lepore è tornata con un noir dalla trama intrigante e avvincente. E torna con lei anche Gregorio Esposito, già protagonista nei suoi I figli sono pezzi di cuore (2015) e Angelo che sei il mio custode (2016). Gerri, nonostante le lotte interiori e il tormentato passato, metterà le sue straordinarie capacità empatiche e la sua ossessione per la verità al servizio dei più deboli.
La Lepore opta per uno stile linguistico molto vicino a quello parlato, richiamando anche strutture sintattiche proprie del dialetto barese. Alcune parti di dialoghi sono proprio scritte in dialetto ma, anche per chi non lo conosce, è facile comprenderne il significato dal contesto. Questa scelta stilistica, a mio parere, risulta particolarmente azzeccata poiché, insieme a descrizioni dettagliate del territorio barese e di usanze e tradizioni del luogo, aiuta il lettore a immergersi nel contesto sociale e culturale del capoluogo pugliese.
Il delitto scaturisce all’ interno di uno scenario di degrado sociale: prostituzione, spaccio e maltrattamenti in famiglia sembrano coesistere, senza scontrarsi, con la forte religiosità e la voglia di verità e giustizia. Infatti è proprio mentre la città è illuminata, in festa, con la gente che si riversa per le strade a pregare e divertirsi in occasione della festa di San Nicola, che emerge la parte malata della società: come un fiume oscuro, invisibile ai più, che rompe gli argini, rendendosi manifesto e sconvolgendo la comunità.
Un noir scritto con grande maestria e con grande passione interiore, sentimenti tangibili per il lettore mentre sfoglia le pagine; la lotta interiore di Gerri e le promesse fatte – e forse non mantenute – creano un senso di attaccamento e di empatia con il protagonista.
Un noir che balza in vetta alle classifiche del nostro gradimento!
Giorgia Lepore, libro dopo libro, sta maturando sempre di più e sta mettendo tutta se stessa nei suoi romanzi.
Complimenti vivissimi.