Ho scoperto Piergiorgio Pulixi attraverso Massimo Carlotto, appassionandomi ai suoi romanzi e leggendo di alcune interessanti iniziative editoriali come il “Collettivo Sabot”, laboratorio di aspiranti scrittori che il maestro del noir ha aperto in terra di Sardegna, tra i quali brilla proprio la figura di Pulixi. Di Carlotto, il giovane Piergiorgio è considerato una sorta di allievo-figlioccio, per quanto il suo stile sembri avvicinarlo più al genere crime americano che a quello mediterraneo del più famoso Alligatore. Una brutta storia, romanzo pubblicato nel 2012 quando Pulixi aveva appena trent’anni, è il primo capitolo di una saga che ha riscosso grande successo di pubblico e di critica. Tuffandoci nelle sue 460 pagine, la mente corre inevitabilmente a due capolavori di Don Winslow: Le Belve e Corruzione, quest’ultimo, a scanso di equivoci, uscito nel 2017. Le assonanze afferiscono sia al tema trattato – un gruppo di poliziotti che si muovono ai confini della legge – sia al ruolo dei protagonisti. Biagio Mazzeo ci ricorda molto Danny Malone, il superpoliziotto di The Force che si aggira per le strade di New York come un vento impetuoso che soffia via ogni sporcizia. Il personaggio di Pulixi invece imperversa tra i quartieri più malfamati di una imprecisata città italiana insieme ad una banda di colleghi violenti e corrotti come lui, che combattono il crimine ma gestiscono pure tutto il traffico della droga I suoi superiori lo adoravano per la grande quantità di brillanti operazioni antidroga e per i numerosi arresti. Chiudevano un occhio sui suoi metodi poco ortodossi perché Mazzeo non era utile, era indispensabile. E’ un peccato che Pulixi abbia scelto di non indicare i luoghi dove ha ambientato la sua storia; la bellezza del noir italiano, la sua cifra, il tratto peculiare, è proprio quello di mostrarci l’Italia. Ci sarebbe piaciuto vedere Mazzeo prendere un caffè in corso Buenos Aires, a Milano, o sfrecciare a bordo del suo bolide per via Garibaldi, a Torino. Ma non importa, il romanzo è così ben strutturato e avvincente da travolgere qualunque incertezza e da ammaliare anche il lettore più esperto. Il branco di Mazzeo è formato da una ventina di fedelissimi, tra i quali spiccano soprattutto le figure di tre donne: Claudia Braga, la poliziotta lesbica e cocainomane, braccio destro di Mazzeo e vicecapo della banda; Donna, la vecchia amica che oggi gestisce un bordello anche grazie ai fondi dei poliziotti corrotti; Sonja Comaneci, la giovane amante di Biagio, ex prostituta salvata dalla strada e redenta. Tutti insieme la sera si ritrovano al Bang Bang, il quartier generale dove tra birre e risate gli sfrontati tutori dell’ordine pianificano i loro colpi, sperando che quella checca di Valerio Bucciarelli, il vicequestore integerrimo – incastrare Mazzeo per lui è più di un’ossessione – non si metta ancora di traverso.
Una brutta storia è un romanzo ambizioso, ben scritto, dal ritmo serrato, dal linguaggio realisticamente crudo e a tratti volgare, nel quale viene fuori un mondo marcio e senza regole, dove il confine tra il bene e il male non è più visibile. Piergiorgio Pulixi è uno scrittore di razza che può misurarsi con i più grandi autori internazionali di questo genere, e non solo. Quella di Pulixi, infatti, è letteratura a tutto tondo, e classificarla come crime, thriller o hard-boiled sarebbe una semplificazione ingenerosa e priva di senso. Pulixi racconta la società contemporanea, i lati oscuri che sono in ognuno di noi, il dramma della povertà e della solitudine nelle nostre periferie, il sesso in ogni sua sfumatura, i sentimenti, la tentazione del guadagno facile, il crollo dei valori. Romanzo sociale, dunque. Non chiamatelo noir.