C’è da augurarsi che lei non faccia mai una promessa che debba mantenere.
F. Dürrenmatt, La promessa
Cos’è una promessa ? È un impegno che si assume liberamente, impegno ad agire nel futuro in un modo richiesto, sperato, desiderato da altri. E -domanda ben più difficile- cos’è la giustizia ? La giustizia è, forse, una promessa di chiarezza e di luce. A questo tipo di giustizia anela Gerri Esposito nel nuovo romanzo di Giorgia Lepore, in libreria da oggi, Il compimento è la pioggia.
La narrazione ha inizio e fine nell’arco di un mese, tra la festa di San Nicola e l’Epifania : nella città vecchia, avvolta in un caldo umido, fuori tempo e fuori luogo, avviene un omicidio particolarmente feroce e incomprensibile. Mentre cerca i bandoli di una matassa aggrovigliata da più mani, mentre litiga con Sara Coen che non gli perdona il perenne non esserci, mentre invidia ancora al suo capo Marinetti la moglie Claudia, mentre lotta contro il mal di testa e le atroci sensazioni lasciategli dalla ferita al cranio (vedi Angelo che sei il mio custode), mentre il caldo bruscamente precipita in giorni di neve e gelo, Gerri si lascia sfuggire una promessa folle. Promessa che sembra montare dentro di lui fino ad occupare tutto lo spazio vitale, promessa di cui Gerri si nutre e che respira, in ogni momento e senza darsi tregua, perché quella promessa, fatta ad una bambina che solo di lui sembra fidarsi, lo divora dentro. Per lei desidera afferrare la giustizia, da offrirle come regalo di Natale, ricompensa e perdono per quello che ha subito. Ma, come nel racconto La zampa della scimmia, come ne La Promessa di Dürrenmatt citato in esergo, il desiderio esaudito è una trappola, e la promessa, una volta mantenuta, avrà un sapore di fiele per Gerri.
…sentì montare una rabbia dentro, perché a lui quella consolazione non bastava, perché per Marinetti era sufficiente la giustizia, e invece a lui quella giustizia -forzata, sporca- non gli andava bene.
Il compimento è la pioggia è un lento precipitare, scivolando senza appigli, in un gorgo di incomprensioni e parole non dette: la bocca e i gesti invischiati, nessuno dei personaggi sembra avere il coraggio, la forza o la determinazione di parlare chiaramente, svelando i propri sentimenti all’altro. Così tace l’amore, tacciono compassione e abbracci, restano muti pensieri che avrebbero bisogno di voce e storie che andrebbero raccontate. E come sempre, Gerri tace i propri dolorosi ricordi.
…pensò che forse era per quello che non poteva stare con nessuna donna. Davanti a quella finestra si stava da soli.
Dei tre romanzi in cui Gerri Esposito è protagonista, quest’ultimo -tanto atteso- è il più bello per la densità della scrittura, ma anche il più difficile da leggere per il continuo scavare nell’animo dei personaggi di Gerri e del suo alter ego bambino, Jennifer. Mentre l’animo degli adulti è un labirinto di curve cieche, l’animo dei bambini è fatto di linee rette e decise, con spigoli taglienti: Jennifer diventa il coltello con cui Gerri fruga nel suo stesso essere, aprendo chirurgicamente ferite da cui colano lacrime e solitudine. Solitudine da lasciare senza riparo, lacrime lunghe di pioggia promessa.