Strano lamore di Andrea Manni: la storia di un uomo che parla d'amore
Autore: Joyce Hueting
Testata: Pianetadonna.it
Data: 16 febbraio 2010
Tipico, almeno nelle generalizzazioni: uomo libertino, dal grande fascino, quello del savoir-faire, del sex-appeal. L’uomo che ti parla chiaro, “guarda che io non ti amo e non mi impegno”. Un uomo che non ha niente di particolarmente speciale e si muove tra le strade di Roma come tra le carni delle donne. Piacere effimero.
Un uomo così può innamorarsi solo di qualcuno più irraggiungibile di lui. Quindi di una sconosciuta, una visione angelica tra il bavero e il cappello all’angolo di un vicolo. Può innamorarsi delle coincidenze, può innamorarsi e non aver paura di dirlo. Un uomo così deve gestirsi il contrasto interiore tra libertà e legame, quello stesso contrasto che l’amore porta in sé.
Quest’uomo si chiama Nino, e attraverso la penna di Andrea Manni, parla travolgendosi di eccessi. Le sue sensazioni sono ondate intense che non può o non vuole trattenere, vive e vede quasi esageratamente ogni passo stravagante. Se nel suo letto c’è una graziosa donna giapponese, lui sente di fare l’amore con tutto il Giappone; se una canzone suona, suona per lui, per parlargli, per dirgli qualcosa di essenziale e sconvolgente. E di musica ne passa tanta durante tutto il racconto, tanto da meritarsi quattro pagine di playlist in chiusura del libro. Evidentemente importante, la musica.
Un romanzo facile da immaginare su pellicola cinematografica, personaggi che potrebbero uscire da un film di Ozpetek con l’aggiunta di citazioni letterarie del protagonista che spiazzano la percezione che il lettore ha del romanzo. Per qualche attimo Nino potrebbe essere anche il tuo migliore amico, così attuale da potergli telefonare e consigliare: “non è facile trovare qualcuno di cui innamorarsi”.
Questo libro è una storia d’amore, lo dice chiaro il titolo, ma leggerlo non equivale a iniettarsi miele nelle vene. Piacevole osservare quell’amore che si agita e muove l’uomo statuario, l’amore dinamico che cambia le carte in tavola e non le rimette mai al proprio posto.
Strano l’amore, dice lui.
Congenitamente indefinito, dico io.