La provincia, piccolo mondo antico di tradizioni secolari, di dialetti e di sapori perduti. Di luoghi remoti e silenziosi frequentati da poeti e romanzieri, ne conosciamo tanti, dalla Vigata di Camilleri alla Holt di Kent Haruf, dalla Macondo di Garcia Marquez al Maine di Elizabeth Strout. Le storie di ampio respiro spesso provengono da questi microcosmi, paesi e contrade minuscole che grazie all’arte del racconto diventano il mondo, la città, il quartiere, la periferia di ogni lettore. La Maremma è terra di confine, un po’ spiaggia un po’ campagna, una pozza verde senza fine. Sacha Naspini ci è nato e cresciuto e l’ha raccontata ne I Cariolanti, romanzo uscito nel 2009 che ce lo ha fatto conoscere ed apprezzare come uno dei migliori talenti della nuova narrativa italiana. Le case del malcontento – romanzo dal titolo steinbeckiano che nasconde al suo interno un gioco di parole: Le Case, infatti, è il nome di un borgo – è il libro della maturità e della consacrazione di Naspini, edito nel 2018 dalla Edizione e/o, casa editrice, tra gli altri, di Elena Ferrante, tanto per rimanere nei microcosmi. Dunque la provincia, dalla quale è bene non fuggire per non diventare provinciali: è questa la lezione impartita dai grandi narratori, e Naspini lo è. Le Case è un paesino morente dell’entroterra maremmano scavato nella roccia, un luogo pieno di silenzio e di inquietudine un posto che ti chiude l’anima. Un cuore nero piantato in mezzo al pancione di Maremma un angolo di mondo scordato da Dio, maledetto e tenebroso Per sciacquare la coscienza a questo posto non basterebbe la lava dell’inferno. Naspini ci ambienta il suo romanzo senza tempo, fatto di mille personaggi e di trame diverse che si intrecciano però l’una all’altra in un racconto unico, corale e prodigioso, che ci lascia senza fiato. Un labirinto di storie e di segreti inconfessabili, di aspettative tradite e di osceni tradimenti. La rappresentazione di un dramma collettivo nel quale ciascuno è dato in pasto al suo destino. Mario Silvestri è un attempato bottegaio che si invaghisce della sua giovane lavorante. Mariella Mantovani, la moglie adultera dell’inconsapevole Divo Valenti. Emilio Salghini è il medico del paese ma anche un sadico serial killer sull’orlo di una crisi di nervi. Mille romanzi dentro lo stesso romanzo. Come le vicende pirandelliane di Niccodemo Tempesti, il soldato tedesco che durante la guerra viene nascosto in un capanno prima di essere scambiato per il figlio morto della donna che lo ha ospitato, e di Achille Serraglini, che uccide il suo gemello Angiolino, omosessuale e ricattatore, per poi prendere il suo posto e vivere la sua vita E ora guardami, Angiolino. Guardami, e rispondi a questa domanda: per te, dei due, chi è il fantasma vero? E così la storia di Renato Staccioli, il povero e sfortunato tabaccaio che perde a casa della sua amante la schedina che lo avrebbe reso milionario dopo anni di stenti e sacrifici. O di Nana e Giuliana, i bambini sordomuti che riacquistano l’udito, ma stringono il patto di non rivelare a nessuno quella guarigione così inaspettata e miracolosa. Il libro di Naspini è una giostra inebriante di fatti tragicomici e di vissuti struggenti, raccontati in un italiano sublime mescolato al dialetto toscano in una sorta di volgare dantesco del terzo millennio. Una favola nera dalle venature gotico rurali che a tratti ricorda I Malavoglia di Verga, ma anche un altro straordinario romanzo, più recente, dal sapore etnico e post noir: Nella perfida terra di Dio di Omar Di Monopoli. Naspini ha scritto un grande romanzo, Il Grande Romanzo Popolare Italiano.