Sono passati diciotto anni dalla prima pubblicazione di Lucky e sei anni da quando lessi Amabili Resti.
Amabili Resti è un libro che ho amato come pochi (basta guardare il nome che ho dato al blog, chiaro riferimento al titolo). Quando mi capita di imbattermi in libri del genere tendo a recuperare altri libri di quell’autore. Lo feci anche quella volta, ma quando lessi la trama di Lucky non me la sentii di intraprendere la lettura, non dopo un libro come Amabili Resti. L’occasione l’ho avuta quest’anno dopo che Lucky è tornato nelle librerie in una nuova edizione sempre per la casa editrice Edizioni e/o.
Lucky è il resoconto dello stupro subito dall’autrice quando era ancora una studentessa. Una sera in cui tutti erano in giro a far festa e a vivere la vita notturna del campus, un ragazzo l’avvicina, la picchia e la violenta. Con le poche forze rimaste Alice riesce dopo la violenza a tornare al campus e a dare l’allarme. All’atrocità della violenza seguiranno tante altre prove sempre dolorose come la visita per accertare l’effettivo stupro e la deposizione che Alice dovrà fare affrontando i molti dubbi dell’esaminatore. Chi stabilisce che sia effettivamente violenza e non una ragazza che dopo esserci stata si pente e decide di denunciare? È la parola di uno contro quella di un altro e nessuna delle due vale di più.
Alice però fin da subito si mostra determinata a non abbattersi e ad affrontare la questione non nascondendo ciò che le è successo. È stata stuprata non ha avuto un incidente. Chi si deve vergognare non è lei, non è lei che merita gli sguardi della gente e le frasi bisbigliate. Facendo ritorno a casa dalla sua famiglia ribadisce il suo non voler nascondere l’episodio, semmai ci tiene a raccontarlo, buttarlo fuori e cercare di esorcizzarlo una volta per tutte.
Quando fa ritorno al campus per l’anno successivo di studi un giorno si imbatte nel suo stupratore che cammina libero per le strade. In quel momento Alice capisce che non può continuare a vivere con l’incubo di poterselo ritrovare ovunque e perché no, essere di nuovo aggredita. L’unica arma che ha per combattere è la denuncia e il conseguente processo dove dovrà nuovamente ricordare tutto, dirlo davanti ad avvocati che proveranno a smontare la sua tesi e davanti a una giuria il cui compito sarà quello di confermare o invalidare tutto.
Se leggere questo libro non è stato facile, non oso immaginare neanche cosa abbia significato per l’autrice scriverlo, considerato che si tratta di un’esperienza vissuta sulla sua pelle.
Lucky è tornato nelle librerie in un periodo come quello che stiamo vivendo in cui il tema molestie è diventato di fortissima attualità dopo che in molti campi, cinematografico, politico e non solo, i casi di molestie registrati sono aumentati a dismisura. Molestie e stupri sono due casi diversi figli dello stesso malcostume che vorrebbe l’uomo nel pieno del suo potere abusare a suo piacimento della donna che deve per forza sottostare. Una mano sul sedere o una palpata al seno saranno più sopportabili di uno stupro, ma perché una donna dovrebbe accettare che il suo corpo sia alla mercé dell’uomo? Come può l’uomo permettersi di sfogare su una donna i suoi istinti più basici e animali?
La testimonianza della Sebold in questo libro mostra come un episodio del genere ti cambi drasticamente, come questo influisca sui rapporti umani e nello specifico sui rapporti con l’altro sesso. Come si può vivere la propria intimità normalmente dopo un episodio di violenza forzata. Non è una lettura semplice questa, ma chi avrà il coraggio di affrontarla di certo non la dimenticherà.