Da professore di geografia ad autore di gialli. Questo il percorso di Michel Bussi, normanno di 52 anni diventato il secondo giallista più venduto in oltralpe dopo Simenon. A soli 6 anni dall'esordio letterario può vantare infatti una produzione di 12 romanzi e due saggi. Nel romanzo Mai dimenticare pubblicato dalle edizioni E/O, Bussi ci trasporta a Yport, in Normandia. In questa località si allena Jamal Salaoui, un atleta portatore di handicap, deciso a partecipare alla più dura corsa campestre al mondo. Ma il suicidio di una ragazza sconvolgerà i suoi piani. La sua colpa? Essere al posto giusto nel momento sbagliato.
Ha insegnato geografia all'Università di Rouen. In che modo il suo interesse per la materia influenza la sua scrittura?
«Mi piace inserire i miei personaggi in ambientazioni suggestive. Quindi sì, il fatto che io sia geografo e che conosca bene questi luoghi mi ha permesso di descriverli al meglio».
Ma dall'anno scorso non insegna più, giusto?
«Sì, sono in aspettativa e non faccio che scrivere».
Solitamente i suoi romanzi sono ambientati in Normandia, ma il romanzo che precede "Mai dimenticare" si svolge a l'Ile de la Réunion, nell'oceano Indiano. Perché ha deciso di tornare in patria?
«La storia parla delle falesie, nello specifico di una donna che si butta dall'altro di una di queste e corrisponde molto bene ai paesaggi della Normandia. Ecco perché ho scelto questa ambientazione».
A quando risale la sua passione per il giallo?
«Dall'infanzia: ho sempre avuto interesse per l'enigma e per i misteri, tant'è che ho iniziato a scrivere e a inventare storie sin da piccolo».
A quali autori si ispira?
«Sicuramente ad Agatha Christie, ma anche a Umberto Eco. Mi ispiro a tutto ciò che può avere a che fare con il mistero».
I suoi romanzi non sono costruiti intorno alla figura principale di un commissario, come Poirot nei romanzi della Christie. Può spiegare questa scelta?
«Penso che sia perché quello che mi piace non sia tanto l'aspetto del poliziesco quanto la dimensione del mistero. Mi affascina molto l'idea che si parta dalla realtà e che si finisca a deformarla leggermente. L'indagine poliziesca in realtà è solo un pretesto».
Jamal, il protagonista del vostro romanzo, è un corridore africano con una protesi, accusato di aver commesso un omicidio. C'è un richiamo all'atleta Oscar Pistorius?
«Si tratta di una coincidenza bizzarra. Quando ho iniziato a scrivere il manoscritto, Pistorius era conosciuto e famoso per i suoi meriti sportivi. Soltanto quando ho terminato il romanzo è stato accusato dell'omicidio di sua moglie. Era un eroe e poi è diventato un mostro. Questo è un altro punto in comune con Jamal, che può essere considerato al contempo innocente o colpevole».
La vittima del vostro romanzo è una donna che ha subito uno stupro prima di essere uccisa; la violenza sulle donne è un argomento di cui si parla molto in questi ultimi tempi. A suo parere, quali sono le soluzioni più efficaci a questo problema?
«Non voglio avere la pretesa di avere delle soluzioni io come singolo, perché credo che si debba agire in maniera globale. Nei miei romanzi cerco di far risaltare l'aspetto più emotivo e femminile dei personaggi maschili, per esorcizzare la cultura maschilista. Così facendo, risalta la capacità di un uomo di dominare la propria istintività e violenza, a favore della razionalità e del dialogo».
Spostandoci invece sulla politica, cosa ne pensa della situazione attuale in Francia? Può farmi un commento?
«È complicato. Emmanuel Macron non ha una maggioranza in quanto tale e questo determina, a mio avviso, una sorta di parentesi abbastanza insolita in Francia; la mia nazione ha sicuramente bisogno di più alternanza. La Sinistra, che ha governato prima, dovrebbe ricostituirsi e proporre altre riforme rispetto a quelle di Macron».
E a suo avviso Macron sarà capace di risolvere i problemi di terrorismo che ci sono stati in Francia?
«Credo che in questo caso l'orientamento politico non c'entri. Penso che lo stato francese abbia le risorse per gestire questa emergenza e per sopravvivere a questi attacchi, facendo fronte comune nonostante le diatribe politiche».
Per concludere, vorrei ritornare sui suoi gusti letterari: qual è il suo genere preferito? Ce ne sono altri oltre al giallo?
«Sì, mi piace molto il mondo fantasy. Non esistono solo i gialli, mi piace tutto ciò che tratta l'immaginario».
C'è un libro che vi ha segnato in modo particolare nel corso della sua vita?
«Il "Piccolo Principe" di A. Saint-Exupéry. Questo libro mi ha colpito per le sue possibilità di interpretazione: da comune racconto per bambini può essere promosso a trattato filosofico e, perché no, a giallo di prim'ordine per via della presunta morte del principe».