Racconti, romanzi, sceneggiature, corsi di scrittura, editing, premi letterari. Sacha Naspini, autore grossetano, torna in libreria mercoledì 28 con «Le Case del malcontento», edizioni e/o. Una scrittura cruda, diretta, in un oggi sospeso, dalle suggestioni che ci proiettano nell'incanto di Spoon River.
Dove è ambientato il romanzo?
«Il paese ha un nome di fantasia, Le Case, ma è ispirato a Roccatederighi, borgo a cui è legata la mia infanzia».
Quindi, hai scelto di rappresentare la provincia?
«Sì, la Maremma, non tanto da un punto di vista linguistico, poiché non abbiamo un vero e proprio dialetto, ma della costruzione mentale».
Chi è la voce narrante?
«Ogni personaggio parla in prima persona e ha una propria storia, che poi va a intersecarsi con quella degli altri abitanti del paese. E un microcosmo di personaggi che si trascinano in un gorgo di giorni sempre uguali, fino a quando la piccola comunità viene sconvolta dall'arrivo di Samuele Radi, nato e cresciuto nel cuore del borgo vecchio e poi fuggito per il mondo. Il suo ritorno a casa costituisce l'innesco narrativo del romanzo, poiché riattiva una serie di sospesi...»
Un romanzo corale?
«Raccontando le storie dei vari personaggi che si intrecciano vengono fuori gli umori di una terra, mi interessava infatti che venisse fuori la sua voce, con i suoi non detti, tic, con tutto il suo bello. Ci sono momenti di buio profondo ma anche di luce, non è solo malcontento. Il romanzo è una monodia, non una polifonia, poiché la voce di Maremma è una. Uno stesso canto a tante voci, poiché ognuno ha il proprio timbro, ma la canzone è la stessa».
Sei uno scrittore notturno?
«Sì, mi concentro meglio nel silenzio della notte».
I tuoi laboratori di scrittura arrivano anche in carcere...
«A quello di Massa Marittima, in particolare. Insieme ai volontari, faccio letture anche nel segno dell'integrazione tra i vari Paesi di origine dei detenuti, e sproniamo alla scrittura, con risultati emozionanti».
Parli di Maremma ma ami l'America.
«Vado spesso in America, mi piace vedere le città ma soprattutto i paesaggi sconfinati come i deserti. Continuo però a vivere in Maremma e ne scrivo in questo romanzo, l'esercizio è di raccontare il piccolo per dire il grande: amori, invidie, soprusi, gioie, tradimenti».