“Una viennese a Parigi” (2018, titolo originale Die Zeugin. Pariser Tagebuch einer Wienerin, traduzione di Monica Pesetti) è il libro apparso per la prima volta nel 1941, in America, col titolo A woman is Witness, da poco pubblicato nella collana Intramontabili della casa editrice romana E/O, dello scrittore, regista e critico teatrale austriaco Ernst Lothar Sigsmund Muller (Brno 1890 - Vienna 1974), già autore del capolavoro “La melodia di Vienna” e “Sotto un sole diverso”. Solo nel 1951 in Austria fu pubblicata la versione definitiva del libro, più lunga e in lingua tedesca, ed è proprio da quest’ultima che è stata prodotta questa edizione.
Parigi, 10 aprile 1938.
“È una vergogna, eppure sono felice! In realtà dovrei essere infinitamente triste e riuscire a pensare solo a quanto è successo. Ma qui è tutto meraviglioso, tutto!”.
Fräulein Franzi Langer, appartenente a una delle famiglie più in vista di Vienna, aveva lasciato da pochissimi giorni la città natale, perché non sopportava che la sua amata patria fosse diventata una pedina in mano a Hitler. Franzi, di razza ariana, le persecuzioni naziste contro la popolazione ebraica stavano iniziando a diventare una triste realtà, non sarebbe mai riuscita a tenere la bocca chiusa
“e accettare docilmente certe porcherie”.
Proprio il giorno nel quale Franzi riscopriva le tante meraviglie di Parigi (Notre-Dame, il Louvre, Place de la Concorde e l’Étoile), il Führer aveva indetto un plebiscito mediante il quale il popolo austriaco avrebbe dovuto decidere se accettare o no l’Anschluss, l’unione dell’Austria alla Germania.
“Se oggi fossi stata a Vienna, avrei dovuto votare”.
Era chiaro che dopo l’occupazione militare dei nazisti avvenuta l’11 marzo del 1938 nello stesso giorno della votazione, il risultato era scontato. Con rassegnazione e malriposta speranza, gli austriaci si consegnavano nelle mani di Hitler.
“The Austrian girl” alloggiava in una pensioncina in rue du Colisée ed era impiegata presso una casa di produzione cinematografica americana.
“Alla RKO sono una semplice dattilografa e da domani continuerò nella filiale parigina il prosaico mestiere che negli ultimi due anni ho svolto nella sede di Vienna”.
La stupenda atmosfera parigina aveva immediatamente sedotto Franzi, lo spettro nazista era lontano, la giovane non avrebbe mai creduto che una città potesse regalare così tanta gioia di vivere mentre la primavera toglieva il fiato, le gemme erano sbocciate e tutto era in fiore. Chi avrebbe mai immaginato che solo due anni dopo, nel giugno del 1940, la parte settentrionale francese compresa Parigi sarebbe stata occupata militarmente dalla Wehrmacht?
Il romanzo scritto “Per Adrienne” appare come
“la coraggiosa testimonianza di una giovane donna austriaca che, pur costretta a fuggire dalla propria patria per disperazione e per amore, ha sofferto e lottato in maniera esemplare per l’onore dell’Austria”
come scrive lo stesso Ernst Lothar nelle pagine iniziali di “Una viennese a Parigi”.
Per comprendere il profondo significato del romanzo redatto da uno dei grandi protagonisti della letteratura mitteleuropea allo scopo di scuotere le coscienze e condannare l’acquiescenza nei confronti del nazismo dilagante, occorre ripercorrere le tappe salienti della vita di Lothar. Anche Ernst Lothar, al pari di Franzi, aveva vissuto l’Anschluss. Quando nel 1938 i nazisti presero il controllo dell’Austria, Lothar fu costretto a lasciare Vienna a causa delle sue origini ebraiche per rifugiarsi in Svizzera. Dalla neutrale Svizzera Ernst Lothar fuggì in Francia e poi in America, a New York, dove fondò l’Austrian Theater. Ricordiamo che nel 1944 l’autore divenne ufficialmente cittadino degli Stati Uniti. L’esilio volontario di Franzi la conduce a Parigi, perché la giovane donna non sopportava l’idea di vedere i nazisti calpestare con il passo dell’oca il sacro suolo austriaco. A Parigi Franzi incontrerà l’amore e quando Parigi cadrà, Fräulein Langer questa volta, deciderà di non scappare.
“Il mio giudice supremo è un altro. Non mi pento di quello che ho fatto e lo rifarei”.