"Si narra un viaggio oppure si narra un crimine. Cos'altro si può narrare?" così scriveva Ricardo Piglia nel suo Critica y ficcion. Tradotto con la consueta perizia da Raul Schenardi, il nuovo romanzo di Santiago Gamboa - che si riallaccia al precedente Preghiere notturne - suggerisce che si possono narrare solo viaggi e storie criminali. L'anello che li tiene uniti è la scrittura. Come dice il protagonista, un console di mezza età che osserva con orrore la follia del mondo contemporaneo: "L'unica cosa che possiamo fare è raccontare storie e credere che un giorno saranno quelle a salvarci" (come non ricordare lo sveviano "fuori dalla penna non c'è salvezza"?).