Miguel è Bellissimo, di una bellezza miracolosa. Lo è sin dal giorno in cui nasce, sotto lo sguardo attonito del fratello Santiago che ha cinque anni più di lui e capisce subito che quella bellezza cambierà tutto. Tutto. Non solo nella sua vita ma nella vita della loro famiglia, del quartiere, dell’intera città di Mérida, scatenando fra le donne di ogni età una fascinazione che diviene culto vero e proprio, adorazione appassionata, profonda, straziante.
Nel tempo Santiago viene sopra atto dalla presenza dell’altro, all’ombra del quale sparisce. Miguel cattura la luce dei ri ettori, al primogenito tocca invece il buio degli angoli nascosti: ogni singolo aspetto della sua esistenza nisce per essere condizionato dalla bellezza del fratello, dalle prodigiose reazioni che produce nel padre e nella madre, nei passanti, nelle vicine di casa che a ollano il cortile, nelle pretendenti smaniose che lo incalzano ovunque.
Una storia che, sotto le nuvole del Messico, si illumina dei potenti colori del realismo magico: tutti gli eventi paiono risplendere di una luce mitica, leggendaria. Il con itto tra i fratelli, il ruolo dei genitori, le storie d’amore, la violenza, i viaggi sono sorretti da un’introspezione psicologica profonda e realistica, ma assumono al tempo stesso un’aura di leggenda. Così, la trama si snoda fra dispiaceri, fughe, rimorsi, ritrovamenti, abbandoni e illuminazioni immergendosi nelle vicende dei due fratelli, dei genitori, delle donne amate, degli abitanti del posto, tutti in modo diverso travolti e segnati per sempre da questo straordinario incontro con la Bellezza.
Massimo, che cos’è per te la Bellezza?
La Bellezza è tutto quello che mi commuove e mi fa sentire vivo. È il gesto che non ti aspetti, la parola giusta, l’atto di lealtà, la dignità nonostante tutto, la verità sopra ogni cosa; è il coraggio di cambiare, l’ardore con cui si insegue un sogno, la capacità di sacri carsi per qualcuno, la scelta di partire e quella di tornare. La bellezza di questo tipo di Bellezza è che è così imponente che la riconosci al primo sguardo, non puoi fare a meno di notarla, oppure ti sorprende quando meno te l’aspetti, come fosse invisibile agli occhi no a un’istante prima di scoprirla.
Miguel e Santiago. Cosa dice la loro dicotomia?
Che la natura può essere cattiva e beffarda ma che alla ne ogni cosa in natura ha il suo senso, ha un equilibrio preciso. E inoltre che ogni distanza si può colmare, che la diversità è sempre un’opportunità, che l’ingiustizia è occasione di riscatto e che avere un fratello è un’esperienza bellissima. Il sentimento e il sangue che legano Miguel e Santiago, l’obbligo di crescere sotto lo stesso tetto e spartirsi la vita li costringono a una corsa reciproca che li sposta insieme e li cambia, li migliora, rendendoli alla ne, nonostante le di erenze, l’uno la copia dell’altro, una cosa sola.
Personalmente ho provato subito un moto di simpatia verso la madre, moglie brutta di un marito bellissimo prima, e madre brutta di un figlio bellissimo poi, eppure l’unica nella storia a non notare di erenze. Che ruolo ha la madre in tutta la vicenda?
È l’ago della bilancia ed è certamente uno dei personaggi più solidi, più coerenti. Si lascia a tratti avvincere pure lei dalla bellezza travolgente di Miguel ma nel lungo periodo resiste, mantenendosi in equilibrio sul lo delicato del rapporto tra i due gli e del rapporto con un marito che invece da quella bellezza, in cui l’uomo si specchia, nisce per essere sopraffatto. Maria Serrano ha il ruolo di tutte le madri che amano senza distinzione e che lottano per proteggere la propria famiglia.
“Bellissimo” non è certamente solo una storia familiare, ma oserei dire un romanzo di formazione; è la vita percorsa in tutte le sue diverse sfaccettature: amore, odio, vincolo, scelta, libertà, ricerca, viaggio, delusione, appagamento, solitudine, condivisione... Qual è il messaggio profondo di questo libro?
Bellissimo è prima di tutto la storia di due fratelli molto diversi fra loro. Tenta di spiegare come i doni o i danni che la natura fa quando assegna a ciascuno dei gli pregi e difetti sici o caratteriali è un dato di fatto con cui deve misurarsi l’intero nucleo familiare. Ho scelto di raccontare la Bellezza, la perfezione assoluta di uno dei due, per scardinare gli equilibri della famiglia Moya, ma le cose non sarebbero state molto diverse se avessi invece puntato tutto sull’imperfezione. Il senso profondo di questa storia però è che, in ogni condizione ci si trovi, ciascuno possiede qualche tipo di Bellezza. Si tratta di trovare la propria e tentare di valorizzarla.
Perché hai scelto di ambientare il racconto in Messico?
Perché la Bellezza che volevo raccontare, per il gusto di divertirmi a raccontarla così, doveva eccedere, sforare nell’incredibile e persino nel mistico, quasi nel divino. Mi occorreva uno scenario che rendesse questa narrazione credibile, che la sostenesse, e il Messico che ho visto coi miei occhi mi è parso il posto giusto per poterla disegnare coi colori che meritava.