Il messaggio della lettera con l'intestazione «Demografia e razza» non lasciava spazio a dubbi. Marc Rimon di religione ebraica, che viveva a Genova e aveva un passaporto inglese, apprese che sarebbe stato espulso dal suo amato paese. Fuggire? Mettersi in salvo? Con il figlio Alessandro e la moglie Emilia, Marc tenterà l'avventura dell'espatrio solo in extremis.
Prende così avvio l'epica narrazione delle vicende della famiglia Rimon nel bellissimo romanzo di Lia Levi, Questa sera è già domani. In quest'anno, in cui si ricordano gli 80 anni dall'emanazione delle leggi fasciste «per la difesa della razza», il libro della Levi assume un valore veramente particolare. Fa luce sulla zona assai poco esplorata delle emozioni, dei sentimenti e delle contraddittorie reazioni degli ebrei italiani di fronte ai provvedimenti del Duce. La narratrice di famiglia piemontese che nel 1943 è scampata ai rastrellamenti nazifascisti grazie all'ospitalità delle suore di San Giuseppe di Chambery, ha fondato e diretto Shalom, giornale della comunità ebraica romana. Il suo romanzo si nutre di lacrime e sangue e di eventi realmente accaduti: la narrazione dell'avventuroso approdo dei Rimon in Svizzera ripercorre la vera storia di Luciano Tas, marito della scrittrice, giornalista e intellettuale protagonista di tante battaglie antifasciste e acuto interprete dei conflitti in Medio Oriente.
In Questa sera è già domani Emilia incarna il profondo disorientamento di tanti correligionari convinti che le Leggi razziali non sarebbero mai state applicate. Alessandro alias Luciano, invece, piccolo genio che ha saltato due classi, si fa portatore dei turbamenti di un ragazzino estromesso da scuola, privato dei beni più preziosi e cacciato dalla città natale. Più acuto e sensibile dei suoi genitori, alla fine all'adolescente toccherà il testimone e rappresenterà quel «domani» che per milioni di ebrei non sarebbe mai sorto. (...)