erano secoli che un libro non mi appassionava al punto tale da finirlo in una giornata, facendomi passare tutto il giorno a leggere, lontana da pc, telefono, e - ugh, questo non è buono - libri universitari.
we are family mi aspettava da mesi, forse più di un anno, tranquillo nello scaffale dei libri da leggere, e poi - perché i libri fanno sempre così - a un certo punto ha deciso che era arrivato il momento giusto. si è messo in mostra e mi ha rapita per tutto il giorno.
protagonisti della storia sono i componenti della famiglia santamaria: la mamma agnese, casalinga abilissima nella preparazione di ciambelloni al cioccolato e bella come, anzi di più, la principessa grace, il papà mario elvis, conducente di autobus in attesa di pilotare astronavi, appassionato di elvis a cui - merito dei capelli sapientemente acconciati - somiglia, nonna concetta, sempre preoccupata delle vicende digestive dei nipoti, la figlia maggiore, vittoria, che nonostante le buone intenzioni ha una tremenda attitudine con gli animali domestici e almerico detto al, un genio assoluto di quasi quattro anni - all'inizio della storia - capace di leggere e scrivere e fare operazioni matematiche già difficili per bambini più grandi di lui, voce narrante della storia e unica possibile salvezza del mondo, ma, e si scoprirà presto, in serie difficoltà quando si tratta di relazionarsi con gli altri o semplicemente di non mandare a fuoco la casa.
dagli anni settanta fino ai tempi recenti, al racconta la storia della sua famiglia, la più bella e felice del mondo, e attraverso i santamaria, la storia dell'italia, vista dagli occhi attenti, critici e ingenui di un bambino speciale, capace di compiere disastri stratosferici o di trovare le migliori soluzioni ai problemi.
un bambino che cresce, matura ma lo fa a modo suo, non rimanendo un piagnone attaccato alla sottana di mamma, immaturo affetto da una qualche sindrome di peter pan incapace di prendersi le sue responsabilità, ma capace sempre di mantenere quella curiosità e quello stupore per ogni cosa tipici dei bambini, di quelli che ancora non si sono arresi al grigiore del mondo, alla noia, ai valori sbagliati.
al diventa un adulto che sa ancora pensare alle ore di gioco come alle più importanti della giornata, sa dare agli affetti più importanza di qualsiasi sciocco status symbol da grandi, sa continuare a sognare senza mai lasciarsi schiacciare dal peso delle cose più futili.
i santamaria sono una famiglia né povera né ricca, ma un evento inatteso, e per al incomprensibile, mina improvvisamente la loro fragile stabilità. così, il sogno della casa promessa, alla cui ricerca i santamaria dedicano le loro felici domeniche, viene ridimensionato sempre di più, tra un trasloco e l'altro in attesa che lei si riveli finalmente.
al non è un bambino facile nè lo è la vita precaria e indecisa che agnese e mario elvis affrontano ogni giorno, ma agli occhi del piccolo genio nulla al mondo può eguagliare i suoi magnifici genitori e nulla è più bello, nonostante si ritrovino infine nella più improbabile e meno auspicabile delle abitazioni, di stare insieme.
all'annuncio del viaggio di nozze, rimandato da fin troppi anni, al sa che è arrivato il momento tanto atteso, quello in cui potrà finalmente preparare la più bella delle sorprese per i suoi.
inutile fare spoiler sulla trama, che è perfetta, divertente e commovente, ma bisogna sottolineare il talento di fabio bartolomei: raccontando la storia dal punto di vista di un bambino speciale, ci regala una visione del mondo come se ogni cosa fosse più vera, autentica, brillante e sincera.
dietro l'entusiasmo di al si celano tristezze e sconfitte, le piccole miserie quotidiane e l'immenso, eroico sforzo di combattere ogni negatività e godersi appieno la gioia di stare insieme, di volersi bene, di essere una famiglia.
e così è difficile lasciar scegliere alle nostre emozioni che strada prendere, se quella delle risate che inevitabilmente la logica perfettamente folle di al ci strappa o le lacrime per tutto quello che lui registra ma non riesce a decifrare, a comprendere fino in fondo, capace però di riuscire nell'impossibile: salvare, se non tutto il mondo, almeno la parte più importante.