Rendere visibile Elena Ferrante. E quasi riuscirci a furia di testimonianze, riepiloghi della situazione, aneddoti sparsi e impressioni di gente che ne sa. L'identità vera? Qui e là se ne accenna pure, anche e soprattutto per scherzarci sopra (arriva Jonathan Franzen, non uno qualsiasi, e dice «Quanto le invidio il fatto di non dover andare alle cene con l'editore e il suo staff»).
Insomma il miracolo/fenomeno della scrittrice più clamorosa al mondo, o quasi, dentro un film-documentario uscito per tre giorni al cinema lo scorso ottobre e adesso pronto per il passaggio tv: su Sky Arte giovedì 28 dicembre alle 21.15, arriva Ferrante Fever, di Giacomo Durzi. Come detto, sia per la potenza mondiale del fenomeno editoriale in questione, sia per le sue caratteristiche davvero insolite - la finta caccia all'identità reale - ha tutta l'aria di un lavoro nel quale regista e autori si sono calati con passione e anche divertimento: potendo partire con l'audio di un famoso podcast in cui parla Hillary Clinton e racconta quanto sia soggiogata da quei libri, proseguendo con testimonianze vivaci di tipi, come Franzen, o Roberto Saviano, o Elizabeth Strout. Per non dire, negli Usa soprattutto, di uomini e donne del mondo dell'editoria che hanno tradotto, accudito, amato e promosso la scrittrice o comunque il marchio o comunque la "febbre Ferrante". Realizzando alla fine un doc che forse contiene troppa enfasi, visto che si vorrebbe magari sentire una qualche voce dissonante o un distinguo o qualcosa di simile. Ma non c'è perché l'entusiasmo e l'ammirazione, e anche il fascino del mistero, alla fine avvolge tutto e tutti. Franzen che pesca nella sua notevole capacità di creare allegorie e raccontare aneddoti, Saviano che va dritto al nucleo della questione («L'invisibilità della Ferrante è clamorosa perché fa vincere solo la forza dei contenuti in una maniera che sembrava impensabile prima». In attesa della serie in uscita il prossimo anno e firmata da Saverio Costanzo, qui parlano Mario Martone e Roberto Faenza, registi dei film tratti dai suoi libri, mentre Anna Bonaiuto legge brani dal quasi-autobiografico La Frantumaglia.