Bellissimo di Massimo Cuomo, scrittore nato a Venezia nel 1974, mi ha stregato. Pubblicato da Edizioni e/o nel marzo 2017, ipnotizza non tanto per la storia che è ordinaria, quanto per la bellezza dello stile e l’incanto dell’ambientazione. L’aggettivo superlativo del titolo è riferito a Miguel Moya che, dal giorno della sua nascita, avvenuta nel 1976, ha ammaliato chiunque con la sua eccezionale bellezza. In ospedale coi parenti, il giorno del parto e momento in cui la storia ha inizio, è presente anche il fratello Santiago, più grande di cinque anni. Siamo a Merida, nello Yucatan, in Messico, e l’attenzione è tutta rivolta a questo neonato che sembra avere un’origine divina e presto sarà venerato dagli stessi abitanti del paese, soprattutto le donne. Miguel, il bambino “bellissimo” è frutto dell’amore fra un uomo altrettanto avvenente, Vicente Moya, e una donna bruttina, Maria Serrano.
Il fratello capisce subito che da lì in poi, quella bellezza cambierà tutto, perché dividerà il mondo in persone dall’aspetto gradevole col successo a portata di mano, e la gente normale, come lui, che sempre si sentirà schiacciato dalla personalità carismatica del fratello. La storia si sviluppa in un lasso di tempo che conta vent’anni, e i due ragazzi cresceranno continuando a cercarsi, senza riuscire mai a stare insieme nella stessa stanza. Gli amori, le donne, i viaggi che li accompagneranno durante la loro crescita, non saranno mai in sintonia. Santiago seguiterà a vivere in maniera virtuale tutto quel che Miguel ha invece messo in pratica e toccato con mano. Una storia di odio e amore, fra due fratelli, che talvolta capovolge i ruoli. Porta alla disperazione più nera e fa cedere allo sconforto, mentre Merida rimane ad accogliere chi vuole redimersi e fare ritorno.
Un paese fantastico, sullo sfondo, tanto lontano da noi da farci credere che tutto sia possibile. Persino una sorta di venerazione collettiva nei riguardi di questo ragazzo. Un clima descritto e invocato in maniera tanto abile da sentirne la musica, l’aria secca, il caldo, gli odori, i profumi.
Santiago e Miguel partono, in tempi diversi, alla ricerca l’uno dell’altro. Alla conquista della stabilità e della pace. Su quel furgone scassato che è stato del nonno, Hermenegildo Serrano, anche lui completamente conquistato dal ragazzo bellissimo, tanto da arrivare a congelare il tempo e vivere estraniato, nella sua musica tanto amata. Il sottofondo di Jarabe Tapatìo, ballo messicano per eccellenza, accompagna l’intera storia, mentre anche Santiago, sferzato dai venti di troppe tempeste, si trasforma a ritmo leggero e da bruco diventa farfalla.
Un romanzo bellissimo, per davvero, e non è tanto per dire qualcosa di facile. Un italiano – veneto come me – che è riuscito a creare le atmosfere magiche, degne di un autore sudamericano, non passa di certo inosservato. Consiglio pertanto la lettura di “Bellissimo”, di Massimo Cuomo, augurandovi che possa un pochino cambiare la vostra concezione della lettura come è successo a me. D’ora in poi, alla ricerca di una prosa “bella”, musicale e poetica al tempo stesso. Perché chi sa scrivere bene c’è: basta trovarlo.