Amos e Teresa hanno e sono due vite, in due mondi. Di Amos conosciamo la sua famiglia, la sua cultura, la sua religione. A volte basta dire ebreo, e se non basta, basterà, grazie alla cura di questo libro. Di Teresa conosciamo la sua povertà, perché a volte le generalizzazioni sono sufficienti per farsi unidea.
È una storia damore, a tutti gli effetti. Una trama cucita col filo doro sopra una stoffa umile. Amos che non dimentica mai la sua posizione, di uomo, di ebreo, di banchiere, di figlio, di fratello, di amante, di marito, di padre. Teresa che non dimentica mai il suo amore. Ma questo potrebbe sembrare un cliché, che invece, proprio nelle sfumature della storia, crolla con grande coraggio.
Ricevendo le spalle dei più cari parenti, entrambi fanno quello che vogliono fare, ma anche quello che devono fare. Entrambi danno prova del loro amore, generoso, mentre i loro rispettivi mondi, li privano del riconoscimento: lunica, insostituibile ricchezza, che gli manca. Ma non sarà sempre così, Teresa saprà dimostrare la sua totale dedizione meravigliando anche il suo sposo.
Personaggi secondari che non vogliono eccellere e rubare la scena con le loro particolarità, eppure ben forgiati, rappresentanti di realtà possibili, presenze indispensabili nella loro semplicità.
È un libro la cui storia ruba tutta lattenzione, ma meraviglia quanto sia pacato il suo ritmo. Forse è questo, leffetto che farebbe ascoltare le vicissitudini di famiglia raccontate da una nonna, brava anche a romanzare oltre che incantare.
E di nuovo Amos si vide davanti la dea Terra e Giunone dalle bianche braccia e disse un grazie alla Natura che aveva concentrato tutto il proprio vigore in quella creatura florida e boschiva dai denti smaglianti, di certo nati per mordere frutti staccati direttamente dallalbero