Una palla di vetro che racchiude un paesello, ma al posto della neve se la scuoti scende fango che lo sommerge e lo fa franare, oppure immaginate un effetto terremoto che lo manda in pezzi.
Dai tanti frantumi emergono voci narranti che ce ne tramandano la storia, ognuna con il suo ottuso punto di vista. Forse solo la nana sordomuta ha una visione più ampia, ma tutti gli altri, che si alternano a raccontare, sono persi tra sogno e fantasia, alimentati da rancori e invidie.
Un microcosmo di frustrazioni in cui irrompono vere e proprie tragedie, come il disastro della miniera, che rievoca quello di Ribolla del 1954, raccontato da Luciano Bianciardi e Carlo Cassola nel saggio ormai introvabile uscito nel 1956 per Laterza.
Sulle orme dei due grandi scrittori maremmani Naspini dà voce aspra alla sua Maremma viscerale approdando al romanzo corale della maturità.