Yport in Normandia. Le falesie bianche a strapiombo sul mare sono uguali a quelle che biancheggiano dall’altro lato della Manica. Jamal Salaoui, magrebino, si sta godendo qualche giorno di vacanza- lavora in un istituto di riabilitazione per ragazzi che hanno subito dei traumi. Quanto a traumi, quelli attraverso cui è passato Jamal, non sono da poco. Nato con un solo polmone, un rene e una gamba, era arrivato a condurre una vita quasi normale grazie alla volontà di ferro di sua madre. Ora, a quasi trent’anni e con una protesi al titanio, Jamal si allena ogni mattina a correre- ha una meta ambiziosa davanti: essere il primo portatore di handicap a partecipare all’Ultra-trail del Monte Bianco. In realtà l’Ultra-trail è una delle cinque punte- le cinque mete di Jamal- di una stella di latta da sceriffo che sua madre gli aveva comprato quando era bambino. Cinque verbi per le cinque aspirazioni: Diventare (il primo atleta disabile a fare la più difficile corsa campestre), Fare (l’amore con una donna più bella di lui), Avere (un figlio), Essere (pianto da una donna dopo che sarà morto), Pagare (il suo debito alla vita prima di morire). Con un così bel personaggio, ci sembra che la sfortuna si accanisca troppo contro di lui, nel nuovo romanzo di Michel Bussi, “Mai dimenticare”.
La sfortuna, un caso maligno (è veramente un caso?), fa sì che una mattina Jamal, lungo il suo percorso, veda prima una sciarpa rossa impigliata in un cespuglio (non una sciarpa qualunque, è di cashmere, marca Burberry) e subito dopo una ragazza in piedi sull’orlo della scogliera. Bellissima (va da sé), abito strappato, sguardo tragico negli occhi. Vuole suicidarsi? Jamal, nel panico, le parla con voce tranquilla, le lancia un’estremità della sciarpa. La ragazza dà uno strattone brusco e salta nel vuoto. Jamal si precipita sulla riva di spiaggia sotto le rocce. Altri due testimoni sono accanto alla ragazza. Morta. Con la sciarpa rossa attorno al collo. Le indagini riveleranno che è stata violentata e strangolata prima di essere spinta nel vuoto. Naturalmente i sospetti si puntano su Jamal. Le altre due persone sulla spiaggia l’hanno vista precipitare, soltanto lui sostiene che si è buttata giù.
Le sfortune non vengono mai sole: dieci anni prima altre due ragazze sono state uccise con la stessa modalità. Anche loro sono state ritrovate con una sciarpa rossa al collo. Anche dieci anni fa Jamal si aggirava nella zona? E’ colpevole o innocente, Jamal? E se è innocente, chi lo vuole incastrare? E perché?
Michel Bussi è un abile manipolatore. Trascinandoci in una trama dal ritmo serratissimo, ci impedisce di soffermarci su dettagli a volte poco verosimili. E’ un susseguirsi di sorprese, una serie di avventure che hanno qualcosa di rocambolesco. Noi lettori, come Jamal (anzi, più di lui), dubitiamo di tutto e di tutti, sospettiamo di tutto e di tutti, tanto più che Michel Bussi semina minuscoli indizi come i sassolini della fiaba di Hansel e Gretel. Jamal non li vede o, se li vede, pensa di essere paranoico o di stare impazzendo. Anche il finale è come un duplice salto mortale, con più di una sorpresa. Perché la fine si ricollega all’inizio, quando viene denunciato il ritrovamento di tre scheletri in una specie di pozzo. Tre scheletri maschili la cui morte, però, non ha avuto luogo negli stessi anni: presumibilmente, due sono stati uccisi prima del terzo, il quale…
“Mai dimenticare” non è un thriller di ampio respiro- d’altra parte i romanzi di Michel Bussi non lo sono mai. Però è una lettura perfetta per ‘staccare’ da altre letture più impegnative, per un viaggio, per una giornata noiosa di pioggia. Piacevolmente stuzzicante.