Aleksandra, detta Sasha, ha due sogni: uccidere un uomo e scrivere un libro. Luomo si chiama Vadim, il libro La storia di una donna con i capelli rossi e senza cervello, che sarebbe ancora viva se avesse dato ascolto alla saggia figlia maggiore.
Alina Bronsky, lautrice, è al suo debutto. E che debutto!
Una ragazza arrabbiata, e che sarà mai? Quante ne abbiamo lette? Di quante abbiamo seguito le disgrazie e mentre il cuore un po si faceva piccolo, le accompagnavamo nella loro discesa lesionista? Un po impotenti anche i lettori quando un personaggio è caratterizzato dalla pena che vuole suscitare, ma non voglio screditare romanzi di cui non farò il nome; piuttosto, vi propongo La vendetta di Sasha, proprio perché la protagonista, diciassettenne russa, cresciuta in Germania, non pretende niente da nessuno. La realtà dei fatti è che ha una madre che ama e su cui vorrà scrivere un libro, e che contemporaneamente biasima perché non ha saputo allontanarsi da una persona cattiva, padre dei suoi due fratellastri, e ben presto bersaglio della vendetta di Sasha.
Ambientato nel ghetto russo della città, descritto come chi dallinterno lo vive e lo vede tutti i giorni. Un legame con la cultura periferica a cui ogni tanto si aggrappa per sentirsi parte di qualcosa di conosciuto, e da cui ogni tanto scappa per scivolare in realtà totalmente diverse ma non per questo più facili da accettare. Così Sasha si muove, senza vergogna, schietta al punto di non provare imbarazzo nei silenzi timidi di persone fragili, non ha paura degli adulti né dei coetanei.
Ma non è sempre così, questo libro rappresenta forse il dinamismo della forza di una persona determinata. Una linea che tende a degli obiettivi e si tiene rigida, non si spezza, finché a un certo punto si piega, nonostante tutte le premesse, e accetta delle debolezze: un punto di crisi necessario perché sia credibile.
Un libro scorrevole e a tratti quasi troppo energico per riuscire a non perdersi qualche virgola; la critica tedesca ha descritto la sua penna giovane, veloce, a tratti triste, mai edulcorata , io lo consiglio vivamente a tutte coloro che hanno voglia di confrontarsi con unadolescente consapevole di tanto, ma non ancora di tutto.