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Una fogliata di libri

Autore: Edoardo Rialti
Testata: Il Foglio
Data: 1 novembre 2017

Vive nell'intimo della personalità estranea, mentre nello stesso tempo la scruta dal di fuori con la sua diagnosi psichica". Questa definizione della psicoanalisi di Freud a firma di Stefan Zweig potrebbe delineare altrettanto bene un grande filone dei romanzi d'indagine criminale. Alla distaccata deduzione di Holmes, tutta indizi e dettagli materiali, si sarebbe contrapposto quasi subito il Padre Brown di Chesterton, che in ogni ladro e assassino scorge il suo stesso animo di peccatore, così come l'empatia laica del "medico dell'anima", Maigret. E anche i nostrani Montalbano e Schiavone mostrano come il giallo contemporaneo continui sempre più a sfidare la rassicurante soddisfazione di sapere che qualcuno è stato "sorvegliato e punito", nelle parole di Foucault. Una tendenza che confluisce naturalmente in quel sottogenere specifico che è il noir, una sorta di atmosfera che comprende una serie di elementi e al contempo li supera, nella percezione che le vite spezzate non sono solo quelle dell'ucciso e magari dell'uccisore (come notava Antonia Lattanzi, in fondo muoiono entrambi), ma anche di chi deve indagare quelle morti e quei delitti. Il noir è cinismo, durezza, le notti solitarie e insonni di vite senz'amore, e al tempo stesso lo struggimento per quello che dovrebbe costituire il meglio delle nostre vite. Di ciò che lo costituiva effettivamente, e che invece circostanze o difetti ci hanno fatto perdere.

Questa nuova indagine del commissario Strega di Pulixi - formatosi alla scuola del padre del celebre "Alligatore", Massimo Carlotto, e che col precedente romanzo del ciclo ha ottenuto premi prestigiosi - riassume e rielabora molti degli elementi citati e amati dagli appassionati. C'è un investigatore giusto e compassionevole, che si immedesima tanto con i casi da trascinarseli dietro come ceppi, e impedirgli una vita serena, con gli altri e se stesso. Ci sono il jazz, Coltrane e il caffè bevuto all'alba, in silenzio. C'è il sottofondo di piccinerie, ambizioni e connivenze che spesso scorre come un fiume carsico nella vita dei commissariati. E in un sinistro gioco di specchi, il protagonista, già inviso ai colleghi perché coinvolto nella morte di uno di loro, deve indagare sul suicidio di un altro poliziotto, che a sua volta si dedicava ai casi con dedizione divorante ed esasperata. Ci sono omicidi - basti pensare a quello che apre la scia di crimini ne "Il Nome della Rosa" - che invece celavano impensabili suicidi. Stavolta, quello che parrebbe spiegarsi con la terribile pressione da stress traumatico di chi ogni giorno deve rapportarsi con la morte, forse è solo una porta socchiusa, che si apre su una stanza buia e segreta, che non si sospettava. Tra resistenze e incomprensioni, Strega dovrà varcare proprio quella soglia e addentrarsi in un mondo dove ipotesi apparentemente opposte forse non si contraddicono più, e cedono il passo a qualcosa di ancor più vasto e terribile. "A questo punto, la domanda non è solo cosa avesse scoperto, ma chi".