Mi piacciono i titoli dei libri della Ferrante, hanno sempre un duplice significato e chi ha letto l’amica geniale sa benissimo cosa intendo. In questo caso si parla de “I giorni dell’abbandono” che sono i giorni in cui si consuma il lutto di un matrimonio che finisce e sono anche i giorni in cui Olga si abbandona a se stessa.
Olga è la protagonista di questo romanzo, una donna che viene lasciata dal marito Mario, un giorno come un altro. Lui va via di casa, lasciandola in preda alle incertezze, con due figli ed un cane di cui prendersi cura… comincia così questa storia.
Olga passa dall’essere una donna tutta d’un pezzo, a consumarsi giorno dopo giorno, il dolore la incattivisce, la imbruttisce, le fa perdere il contatto con se stessa. Continua a ripetere che Mario s’è portato via tutto, così si allontana da tutto ciò che la circonda, trascurando persino i figli. L’unica sua ossessione è il tradimento del marito: non fa che pensare a lui e alla sua nuova, giovane compagna.
La donna inoltre comincia ad identificarsi con una figura emblematica della sua infanzia: La poverella. La poverella era una donna consumata dalla solitudine dopo essere stata lasciata dal marito, tormentata a tal punto da arrivare al suicidio. Olga cerca in tutti i modi di allontanarsi da questa figura, si convince di essere più sana, più equilibrata di lei, meno scossa dalle circostanze. Eppure questa figura la perseguita, è sempre lì accanto a lei a ricordarle che l’abbandono non risparmia nessuno e si porta via tutto.
L’allontanamento di Mario mette a soqquadro la vita della protagonista, la routine sembra pesarle, si ritrova persino incapace a svolgere attività quotidiane come aprire la porta o guidare per le vie di Torino. Comincia a scrivere lunghe lettere al marito in cui analizza ogni aspetto del loro matrimonio, gli errori che hanno commesso e le soluzioni per poter rimediare a tutto. Eppure i giorni passano e Mario non torna sui suoi passi, così Olga prova a utilizzare i figli come esca per il marito, prova a frequentare altri uomini, ma è ancora troppo presto per poter cominciare da capo.
Come spesso accade però, la vita si sistema da sola e ciò che prima sembrava intollerabile comincia a ridimensionarsi. Una prospettiva diversa e nuove conoscenze, ristabiliscono l’ordine nella vita di Olga.
La Ferrante come sempre è potentissima e le donne sembrano essere proprio il suo cavallo di battaglia. In questa storia si assiste alla trasformazione di una donna, al suo imbruttirsi e piegarsi sotto il peso dell’abbandono, ma soprattutto si assiste alla sua rinascita, alla sua incredibile determinazione nel voler rifiorire.
Credo che l’autrice parli un po’ a tutte le donne con questo romanzo, non solo a chi ha vissuto in prima persona l’esperienza di Olga. Io personalmente ci ho letto molti significati, ma quello che preferisco è stato la potenza distruttiva della solitudine che si riesce a colmare soltanto con l’amor proprio, col riconoscersi donne forti, intelligenti e belle.
Non più identificarsi con la metà di una mela, ma con un’unità: è questo il segreto.