"Abbiamo analizzato la scrittura fortemente intima della Ferrante, per dipingerne una ideale identità, lontani dalle polemiche e dalle illazioni sulla sua presunta non esistenza" racconta il regista del documentario "Ferrante Fever", Giacomo Durzi. "Ferrante Fever", che racconta della vita di Elena Ferrante, sarà proiettato come evento speciale il 2, 3 e 4 ottobre nelle sale italiane
Chi è Elena Ferrante? Nei suoi libri, dove altro sennò? Il documentario Ferrante Fever tenta di indagare i motivi e le ragioni dell’incredibile successo della scrittrice sconosciuta nel mondo e non solo in Italia dove, come diceva Enzo Ferrari, “ti perdonano tutto, tranne il successo”. A partire dal 2013, quando il severo critico letterario James Wood recensisce in termini entusiastici per il The New Yorker il primo romanzo del ciclo L’amica geniale, il caso Elena Ferrante – una scrittrice napoletana sconosciuta, autrice di romanzi di successo ma che non ha mai voluto rivelare la sua vera identità – travalica i confini nazionali e diventa un fenomeno globale, una Febbre Ferrante, per l’appunto.
Il fenomeno sembra inarrestabile: persino Hillary Clinton durante la campagna presidenziale parla dei romanzi della Ferrante: ipnotici, dice agli ascoltatori del suo podcast, non riesco a smettere di leggerli. Alla fine del 2014, nello stilare la sua classifica annuale, la rivista americana Foreign Policy inserisce la Ferrante, tra le cento personalità e pensatori più influenti del mondo. Gli estimatori sono molti, dalla scrittrice premio Pulitzer Elisabeth Strout a Jonathan Franzen, passando per i critici più esigenti di New York Times, The New Yorker, Boston Globe ed Economist. Insomma, gli americani vanno pazzi per la Ferrante. Ma non solo: nel frattempo i romanzi del ciclo L’amica geniale conquistano la critica e scalano le classifiche di tutta Europa, dal primo posto in Norvegia alle prime posizioni In Inghilterra, Francia, Germania.
E in Italia? Elena Ferrante si legge in metropolitana, in treno e sotto l’ombrellone, come la vera e la migliore letteratura popolare, che sa coniugare qualità stilistica, contenutistica e universalità tematica, all’intrattenimento per un pubblico vasto ed eterogeneo. Un tipo di narrativa che sembrava essere sparita dalle case degli italiani e dalle classifiche. Elena Ferrante è ormai diventata un mito. I lettori la premiano, ma tra gli addetti ai lavori infuria la polemica. Per molti anni la scrittrice è rimasta nell’ombra nonostante il successo di romanzi come L’amore molesto e I giorni dell’abbandono e dei film da essi tratti, e ha già partecipato al premio Strega senza clamori né proteste proprio con il suo primo romanzo nel 1992. Di lei non si sa praticamente nulla, al di fuori della sua dichiarata origine napoletana e dei pochissimi elementi biografici che ha rivelato in La frantumaglia, una specie di Zibaldone che raccoglie tutti i pezzi, le lettere, i pensieri che hanno accompagnato il lavoro della scrittrice a partire dal 1992.
Ma oggi – in un mondo dove l’apparire è tutto – questo negarsi è diventato uno scandalo. Il successo internazionale ha alimentato un’ondata di polemiche, proteste e illazioni sulla sua identità o sulla candidatura al Premio Strega nel 2015 con Storia della bambina perduta, ultimo romanzo del ciclo L’amica geniale, che ha visti contrapposti Roberto Saviano e Nicola Lagioia, poi vincitore. Chi è Elena Ferrante? Solo un nome dietro il quale si celerebbe un altro scrittore? Che siano Salinger o Pynchon, i Daft Punk, Banksy o Ferrante, come dimostra anche uno dei più divertenti dialoghi di The Young Pope (la serie di Paolo Sorrentino) chi sottrae il proprio volto alla ribalta mediatica attira ancora di più la bramosia dei cultori. Ma è nei suoi libri che la Ferrante va cercata. Dove altro sennò?
Il documentario di Giacomo Durzi, Ferrante Fever, che sarà presentato come evento speciale il 2, 3 e 4 ottobre nelle sale italiane, è quindi un tentativo di dar voce e rappresentazione visiva alla produzione letteraria della scrittrice , leggendola e interpretandola. “Con l’aiuto di scrittori, critici letterari, registi che hanno tratto film dalle sue opere, librai ed editori”, racconta il regista, nell’evidenziare: “Abbiamo analizzato la scrittura fortemente intima della Ferrante, per dipingerne una ideale identità, lontani dalle polemiche e dalle illazioni sulla sua presunta non esistenza”.