In quella Trieste "città di vento, mare e follia" è sempre più frequente incontrare mosaici integrati di culture, lingue ed etnie che tanta speranza offrono a chi crede nell'incontro piu che allo scontro. Uno di questi mosaici anima il romanzo Amiche per la pelle dell'indiana residente in Italia Laila Wadia divenuto piacevolmente film sotto la regia di Gigi Raccati. L'emblematico titolo è mutato ma non lo spirito che lo nutre: la possibilità concreta di virtuosa convivenza sotto il segno della creatività. Alla base del plot un triplice filo narrativo unificato dal punto di vista della famiglia indiana Kumar - e in particolare dalla figlia preadolescente Kamla - domiciliata (in nero) in un caseggiato della periferia triestina. Lo spunto dello sfratto a tutti gli abitanti diventa l'unione-fa-la-forza per le diverse famigliole che piace vedere e sentire appartenere a Paesi così distanti eppure così vicini da un destino comune. Piccolo film di valore che, seppure con ritardo epocale, porta finalmente anche l'Italia in quel gusto per la commedia etnica di cui ha indiscussa "maternità" la cine-produzione britannica.