Login
Facebook
Twitter
Instagram
Newsletter

«Il Gad? Ottimo spunto per ambientarci un giallo»

Autore: Camilla Ghedini
Testata: Il Resto del Carlino
Data: 28 settembre 2017

«A Ferrara ci sarebbe terreno fertile per raccontare certe dinamiche». Così lo scrittore Piergiorgio Pulixi, che sarà oggi alle 18 alla Libreria Ipercoop Le Mura, per presentare il suo ultimo libro, La scelta del buio. Un'anteprima di GialloFerrara, in calendario il prossimo 10 e 11 novembre, che giunto alla quarta edizione, sotto l'organizzazione del Gruppo del Tasso, sfoggerà autori del calibro di Maurizio De Giovanni, Massimo Carlotto, Marcello Simoni, Romano De Marco, Sara Bilotti. Pulixi, di origine sarda, conosce Ferrara e quel che qui sta avvenendo, con particolare riferimento alla tensione in Gad. Per questo, a suo avviso, ci sarebbe materiale «per costruire una storia», approfondendo il cambiamento sotto il profilo psicologico di chi ci vive. Un po' come lui fa grazie al suo protagonista, il commissario Vito Strega noto ai lettori-, alle prese con il suicidio di un ispettore e un ambiente professionale ostile. Reintegrato al lavoro dopo l'accusa di avere ucciso un collega, pur scagionato da ogni colpa dalla commissione disciplinare, subisce l'etichetta di assassino di sbirri, con tanto di mobbing, emarginazione, isolamento, sofferenza.

Le forze dell'ordine vivono un momento di grande difficoltà, di perdita ai autorevolezza.

«Uno dei temi del libro è infatti la sindrome di Burnout (una sorta di esaurimento emotivo che colpisce prevalentemente chi si prende cura degli altri, ndr) di cui soffrono molti operatori di polizia e di cui si parla poco. Il buio ti entra dentro e devi avere muri solidi perché non metta radici».

Al buio, lei, che senso o disvalore dà?

«Io lo intendo come allegoria del male, del dolore, delle devianza di cui sono testimoni poliziotti, giudici, medici legali. Oggi, l'aspetto più buio della società, è la paura. Un focolaio sempre acceso, che diventa strumento di controllo, usato dai media e dalla politica. Si aggiunge l'influenza negativa di certi programmi tv, che trattano la violenza con troppa leggerezza, con un'attenzione sbagliata verso la vittima, con una tensione alla spettacolarizzazione».

Perché i thriller e gli eventi dedicati, come Gialfoferrara, in un Paese in cui si lamenta l'aumento di criminalità e si invoca maggiore sicurezza, riscuotono tanto successo?

«Perché danno identità al territorio, che è quel che le persone cercano. Vogliono leggere quanto sui giornali non è possibile approfondire. La narrativa, senza rinunciare all'intrattenimento, consente di guardare più a fondo».