E' stato un vero piacere leggere questo romanzo, tanto che una volta iniziato non sono riuscita a smettere finché i miei occhi non si sono posati sull'ultima parola, e io l'ho richiuso soddisfatta e felice di aver scoperto questo gioiello, "misconosciuto", come dicevo all'inizio. Sì perchè in effetti si è parlato pochissimo di questo romanzo di Massimo Canuti, un quasi esordiente nel quale la giovane casa editrice e/o ha creduto, con ragione.
La storia è semplice e la narrazione scorre lineare: una galleria di personaggi si muovono in una Milano insolita. Non la fredda, frenetica metropoli del fare, del correre, del vendere e comprare, ma una città addormentata, immobile, bloccata in un'estate afosa e solitaria, nella quale tre esistenze lontanissime l'una dall'altra si incrociano imprevedibilmente.
Vincenzo, un adolescente inquieto, solo, incompreso dalla sua famiglia (odiosa sua madre, insopportabile suo padre), incerto su di sé e sui suoi desideri; Italo, un cinquantenne perso, una vita interrotta e sospesa senza nemmeno sapere perché, alle prese con ricordi che non vogliono tornare e nuove difficoltà da affrontare; Evelina, un'anziana arzilla ed eccentrica, allegra all'apparenza, che nasconde dentro di sé un grande dolore. Attorno ai tre protagonisti, che spinti dalle circostanze iniziano una strampalata quasi-convivenza in un vecchio palazzo che sembra quasi abbandonato, in un quartiere svuotato per le vacanze, in una città in cui improvvisamente si sentono rumori dimenticati non più sovrastati dal rombo delle macchine, si aggirano personaggi eccentrici e imprevedibili: un gruppo di suonatori di polka, ragazzini della Milano bene alle prese con gli ultimi scampoli del loro periodo cittadino prima di partire per i luoghi di ricca villeggiatura di famiglia, una sorella ritrovata e una nipotina molto speciale, e poi un barbone molto ironico e un po' filosofo, e insieme a lui un'avventura nella esotica Lodi, a bordo di una mitica Mini Cooper Montecarlo degli anni Settanta.
L'amicizia nasce nei luoghi più improbabili, tra le persone più diverse, e si manifesta nei modi più strani: regalando una bottiglia di succo di cavolo rosso per far passare una sbornia, oppure invitando una vecchia signora a vedere un vecchio film neorealista: questo ci racconta Massimo Canuti in questa sua bellissima storia. Un romanzo che è incentrato sulla ricerca di sé stessi, dei propri sogni, delle proprie aspirazioni, insomma di quello che ci rende felici, fosse anche soltanto disegnare uno skate, o costruire giocattoli di legno, o lanciare palline in aria per far divertire gli ammalati. O abbracciare finalmente qualcuno, che è sempre un buon punto di partenza.