“Budapest era l’affascinante amore della sua vita che lo aveva tradito. Perth era la ragazza di campagna dalla faccia piatta e dai fianchi larghi che era stato costretto a prendere in moglie. Solo il tempo avrebbe potuto dire se un giorno le avrebbe porto il braccio o l’avrebbe presa per mano… Nutriva il sospetto che non si sarebbe mai più sentito a casa propria come un tempo. Mai più su questa terra. E aveva anche un altro sospetto: che amare un luogo, immaginare di appartenervi, fosse una menzogna, una finzione. Una forma di vanità. Specialmente per un ebreo”.
L’età d’oro di Joan London è una romanzo di amori e rimpianti, incontri e straniamento. Nel raccontare la storia d’amore tra i tredicenni Frank e Elsa, ricoverati in un sanatorio perché malati di poliomelite, la scrittrice australiana crea intorno a loro una cornice umana di personaggi che diventano a loro volta protagonisti della storia. A partire da Meyer Gold, il padre di Frank, costretto a lasciare l’Ungheria con la famiglia a causa delle persecuzioni razziali, per ritrovarvi in un paese immenso ed estraneo: “La città non era piccola ma c’era pochissima gente per strada. Meyer non incontrava mai nessuno che conoscesse. Nelle vie dove era cresciuto a ogni svolta vedeva volti familiari: vecchi insegnanti, ex vicini di casa, compagni di classe o amanti. Per lui Perth era una città senza passato… solo nei momenti di solitudine si rendeva conto di quanto intensamente pensasse al proprio esilio, a quel nuovo capitolo della sua vita, che probabilmente sarebbe stato l’ultimo”. Anche la moglie di Meyer, Ida, pianista famosa quando viveva in Ungheria, fatica a trovare nella nuova terra un motivo per vivere. Frank invece scopre nel sanatorio, chiamato The Golden Age, prima l’amicizia con Sullivan e poi grazie a lui la poesia. Così decide che sarà un poeta e i primi versi che scrive sono dedicati a Elsa, bellissima primogenita di una famiglia numerosa, sconvolta dalla sua malattia: “Dove sarebbe andato se Elsa non fosse esistita? Cosa avrebbe fatto di tutti i sentimenti che si portava dentro? Lei era il suo punto di riferimento, il luogo in cui tornare. La sua via di fuga, il suo rifugio… Ora capiva che tutto ciò che gli era capitato nella vita lo aveva guidato fino a lei. Che tutto era andato per il verso giusto”.
La scrittrice australiana riesce a orchestrare un romanzo intenso e polifonico, dove ogni luogo, dal sanatorio alle case dei bambini, è un microcosmo vivo e sofferto del mondo circostante. Regalando al lettore personaggi intensi e mai banali. Joan London è libraia e scrittrice, vive a Perth. Autrice di 3 raccolte di racconti e 3 romanzi tra cui il bestseller internazionale L’età d’oro.