"Stare nell'ombra è un'espressione che non mi piace, sa di complotti, di sicari. Ho preferito pubblicare libri senza dovermi sentire obbligata a fare di mestiere la scrittrice, finora non mi sono pentita". La voce roca e calda di Anna Bonaiuto legge La Frantumaglia, il libro che raccoglie una serie di interventi in cui Elena Ferrante ha cercato di spiegare la scelta di non apparire, è sempre lei a scandire le lettere inviate dalla scrittrice al regista Martone che ha adattato il suo L'amore molesto e i (pochi) articoli che ha scritto, i messaggi ai suoi lettori. È più di vent'anni che Anna Bonaiuto presta voce e corpo a Elena Ferrante: "Quando Martone mi fece leggere L'amore molesto dicendo "è una cosa straordinaria" ne fui folgorata, quel romanzo era già una sceneggiatura con la sua chiarezza di raccontare e i personaggi così anomali, diversi da quello che si può leggere nella letteratura di ambientazione napoletana". Era il 1995 e dopo aver interpretato Delia, la tormentata protagonista del film di Martone, l'attrice napoletana ha letto inediti ai Festival della Letteratura, prestato la voce ai quattro audiolibri della tetralogia e infine accettato di interpretare il mistero della Ferrante nel documentario Ferrante Fever di Giacomo Durzi, un viaggio per raccontare il colpo di fulmine che gli americani, e i newyorkesi in particolare, hanno avuto per la scrittrice italiana, in sala il 2,3,4 ottobre per Qmi Stardust e in seguito in onda su SkyArte.
Il viaggio parte dai vicoli di Napoli e arriva nella Grande Mela dove può capitare di imbattersi in una libreria dove spiccano, in bella mostra all'interno di una teca speciale, i romanzi di una misteriosa narratrice italiana. Una scritta al neon "molto anni 80" coloratissima come quelle dei fast food, li illumina ad intermittenza, strillando Ferrante Night fever, la febbre della notte Ferrante. L'idea è venuta ad un impiegato della libreria indipendente di Lower Manhattan, McNally Jackson. Come si racconta nel documentario, quando la giovane proprietaria ha organizzato un reading con la traduttrice americana, Ann Goldstein e l'editore Michael Reynolds, il piccolo bookstore è stato invaso. "Ci saranno state duecento persone" racconta Sara McNally. L'innamoramento degli americani è nato dopo che il severo critico letterario James Wood ha recensito in termini entusiastici per il The New Yorker il primo romanzo del ciclo L'amica geniale e ha raccontato il caso Elena Ferrante, una scrittrice napoletana sconosciuta, autrice di romanzi di successo ma che non ha mai voluto rivelare la sua vera identità. Dopo la recensione è passa parola... "non c'era un amico americano che non mi parlasse della Ferrante" racconta la sceneggiatrice Francesca Marciano. L'endorsement è autorevole tanto che Hillary Clinton durante la campagna presidenziale parla dei romanzi della Ferrante: ipnotici, dice agli ascoltatori del suo podcast, "non riesco a smettere di leggerli" tanto di rischiare di distrarsi dalla campagna elettorale. Ma l'elenco dei lettori vip è interminabile; Jane Campion lo suggerisce all'amica Nicole Kidman, scrittori come Jonathan Franzen e Elizabeth Strout tessono le lodi della collega, tra i suoi sostenitori ci sono anche il regista professore di letteratura James Franco e la comica Amy Schumer.
Venduti in 40 paesi i libri di Elena Ferrante, e in particolare la saga dell'Amica geniale, hanno girato il mondo ma se in Italia ne è stato venduto ad oggi (tra cartaceo e ebook) un milione e mezzo di copie, negli Stati Uniti sono praticamente due milioni, numeri che danno la dimensione internazionale dell'autrice. Un successo maggiore all'estero che in Italia e che la "voce ufficiale" della Ferrante spiega così: "Io ho sentito persone che per principio non l'hanno letta, infastiditi dal suo successo - dice Bonaiuto - L'invidia esiste, ma arrivare al punto di rifiutare di capire perché questi libri sono così belli... Gli americani sono entrati in questa storia, che è banlamente universale che parla delle relazioni umane, del destino degli uomini, del senso della vita, come sono i classici".
"Quello che mi affascina della Ferrante è il suo particolarissimo, unico, mondo narrativo. Che ho cercato di esplorare attraverso parole e immagini, indagando i motivi e le ragioni del suo incredibile successo nel mondo e non solo in Italia dove, come diceva Enzo Ferrari, “ti perdonano tutto, tranne il successo”. Ferrante Fever è un tentativo di dar voce e rappresentazione visiva alla produzione letteraria di Elena Ferrante, leggendola e interpretandola. - spiega il regista Durzi - Con l'aiuto di scrittori (ci sono anche Roberto Saviano che l'ha candidata allo Strega e Nicola Lagioia con cui ha dialogato su La Repubblica, ndr.), critici letterari, registi che hanno tratto film dalle sue opere, librai ed editori, abbiamo analizzato la scrittura fortemente intima della Ferrante, per dipingerne una ideale identità, lontani dalle polemiche e dalle illazioni sulla sua presunta non esistenza. Elena Ferrante esiste e vive attraverso le sue opere, qui unico soggetto pulsante da cui partire per un viaggio alla scoperta dei luoghi e dentro le sue tematiche, portati a braccetto dai suoi personaggi". "Fuori dai miei libri cosa sono?" chiede Elena Ferrante ai suoi lettori e dà lei stessa una risposta la cui lucidità è ammirevole: "Una signora non diversa da tante altre". Una signora però che ha scritto una saga che ha tenuto incollati alle sue pagine milioni di lettori nel mondo e che, siamo certi, saprà ancora emozionare attraverso la versione ad immagini che arriverà sugli schermi grazie alla serie HBO - Rai che Saverio Costanzo sta per girare. "Spero che 'L'amica geniale' tv dia emozioni vere" ha detto l'autrice al New York Times.