Roma. Un uomo di trent’anni è rinchiuso in una Cinquecento davanti a un palazzone della Garbatella. È imbottito di pasticche, sta delirando. O forse è lucido, troppo lucido. Sta aspettando che passi Mario Malatrasi, il suo vecchio allenatore di calcio. Vuole ucciderlo. È lui il colpevole delle tante delusioni che la vita ha già riservato a chi ormai ha deciso di vendicarsi, di aggredire, di esplodere dopo troppi anni di rancori, frustrazioni, impotenze.
Sullo sfondo di una Roma anni ’90 che, tutto sommato, non è così diversa da quella attuale, Il calciatore è la storia di un perdente folle e di talento, tanto improbabile quanto capace di suscitare simpatia, condannato all'insuccesso e a un grottesco degrado.
Tutto il racconto, giocato in una delirante rovesciata nel tempo, si fonda su una lunga, ininterrotta metafora: l’io narrante, tagliato fuori dal gioco dell’esistenza, deve trovare un bersaglio, un nemico per far esplodere rabbia e senso di nullità, odio e fragilità. Una scrittura secca, efficace e lucida, una storia magistralmente costruita e raccontata.
Nel 1994 il romanzo uscì per Baldini e Castoldi segnando il debutto di Massimiliano Governi. A 23 anni di distanza – dopo la pubblicazione di L’uomo che brucia (Einaudi, 2000), Parassiti (Einaudi, 2005), Chi scrive muore (Bompiani, 2011), Come vivevano i felici (Giunti 2013) e La casa blu (Edizioni E/O, 2016) – Il calciatore torna in libreria per E/O.