Dentro ci avverti qualcosa di Macondo e forse anche del Pelourinho di Bahia. Senza alcun
rimprovero a Massimo Cuomo di scimmiottare vanamente Marquez e Amado, anzi. Il suo Bellissimo sceglie Merida, Messico, per raccontare la storia di Miguel e Santiago, figli di Maria Serrano, stanca da chissà quanto della vita, e di Vicente Maya, guapo invecchiato e deluso. Un giorno del 1976, Miguel viene al mondo. La sua bellezza semina stupore e incanto tra le corsie dell’ospedale. È bello mille volte di più del padre guapo, un milione di più della madre Maria e del fratello Santiago. Non può saperlo Miguel, ma d’ora in poi essere bellissimo segnerà il suo destino, lo trasformerà in artefice involontario del dolore di donne e di uomini, Santiago primo fra tutti. Lo porterà a fuggire, ritornare, cercare perdono, isolarsi dal mondo, scrivere lettere mai spedite. Gli attori di Cuomo interpretano un copione che fa di ogni personaggio un protagonista: Maria, Vicente, il nonno Hermenegildo e la sua spossata Ford, Rosita cui ruba il primo amore, il venditore di amache, le due americane incontrate nei suoi vagabondaggi. E Santiago, il solitario che butta via sé stesso e i sogni, il fratello che non hai smesso di amarlo e di essere amato. Bellissimo davvero.