Un'educazione sentimentale propria dei nostri giorni e che, pur svolgendosi in Tunisia, non appare diversa e meno drammatica di tante parabole ideali che si trovano a finire negli ingranaggi del potere, di una amministrazione e politica corrotta, oltre che maschilista, che non sentiamo poi così lontana e può ricordarci figure del nostro '68. Un romanzo cui è andato nel 2015 l'International Prize for Arabic Fiction.
Abdel Nasser e Zeina sono due giovani anticonformisti, più ribelle e contestatore idealista lui, convinta principalmente che le donne debbano avere un destino diverso e che possano costruirsi da sole lei, ma è dal loro amore, dalla loro unione, dalla scena in cui si baciano durante una dimostrazione di piazza che davvero inizia e prende senso la storia. Vivono in un paese che pare stia cambiando velocemente, nella lotta che da una parte vede prendere potere agli islamisti tradizionalisti e una nascente sinistra laica e d'opposizione, tra gli ultimi anni del presidente Bourghiba con le sue riforme sociali, sino al colpo di Stato e alla presa del potere da parte del primo ministro Alì, tra gli anni Ottanta e Novanta del Novecento. Un gran romanzo d'impianto tradizionale, ma con una sua bella forza e vitalità narrativa, di buona scrittura capace di evitare le trappole della retorica, che non lascia insensibile il lettore che finisce per appassionarsi alle vicende de l'Italiano, come, per la sua eleganza, è detto Abdel, giovane istruito che finirà naturalmente nell'atmosfera di quel periodo a cercar di realizzare i propri sogni di libertà e cambiamento, diventando uno dei leader del movimento universitario. Con la sua personalità e passione sedurrà Zelina, studentessa berbera arrivata a Tunisi per iscriversi all'università sperando in un domani diverso da quello tradizionalmente preparato per una donna come lei e di cui già porta in sé pesanti e tragici segni e che non vorrebbe sposarsi, ma vedrà le nozze come il mezzo per superare ostacoli che da sola non riesce a superare. A tutti e due l'istruzione pare il veicolo per prendere coscienza, per capire, per costruire. Con tutte le loro contraddizioni sono emblematici della borghesia tunisina in quegli storici frangenti che, in anticipo di oltre vent'anni, avranno la stessa parabola più o meno della cosiddetta Primavera araba del 2010. C'è chi dice che proprio questo sottinteso parallelismo abbia portato al successo questo libro, scritto non a caso nel 2014. E' Abdel, diventato giornalista, a incarnare bene il processo e quel lento ma inesorabile trasformismo di adattamento al mondo, malinconico ma di successo, legato all'inevitabile disillusione davanti ad avvenimenti negativi che finiscono per avere sempre il sopravvento.