Di Marco Rossari vi avevamo già parlato in occasione dell’uscita del Piccolo dizionario delle malattie letterarie, nel quale lui, scrittore e traduttore, diagnosticava le patologie tipiche degli scrittori. Il gusto per il divertissement ritorna anche in Le cento vite di Nemesio, il candidato della e/o al Premio Strega finito nella lista dei 12 e sostenuto da Giancarlo De Cataldo e Fabio Geda. Ma se il precedente libro era una corsa di mezzofondo, questa è una maratona che ha come vero protagonista il Novecento.
Durante il vernissage della mostra che celebra i suoi cento anni, il pittore Nemesio Viti ha un malore e viene condotto in ospedale in fin di vita. Il suo figlio trentenne Nemo, “nato da uno sperma vecchio”, vive una vita antitetica a quella del padre, dedita all’inazione. Nelle notti che seguono il malore del padre, il vaso di Pandora di tutto ciò che Nemo ha rimosso esplode con tutta la sua potente vitalità e il figlio inetto si trova a dover vivere l’esistenza rocambolesca dell’avventuroso “compadre”.
Con una scrittura divertente e divertita, seguendo le vicende di questo Mr. Nobody che si muove fra i grandi eventi del Novecento con il passo di un Forrest Gump, Rossari ci fa incontrare Sibilla Aleramo e Cesare Lombroso, Filippo Tommaso Marinetti ed Ernest Hemingway, Billy Wilder e Pablo Picasso, Primo Carnera e Bertolt Brecht.
Il giovane Nemesio cresce nella borghesia lombarda in cui si parla di spiritismo e antropologia, psicologia e scienza, partecipa alle serate futuriste, finisce nelle trincee della Prima Guerra Mondiale, vive l’alba del fascismo, la Berlino e la Parigi degli Anni Venti, poi torna da pittore squattrinato a Milano giusto in tempo per farsi inghiottire dalla Seconda Guerra Mondiale e, dopo l’8 settembre, dalla lotta partigiana. La sua militanza a sinistra lo trasforma in un intellettuale organico: arrivano i riconoscimenti, il successo, non senza eventi della vita privata destinati a segnarlo profondamente.
In questa corsa a perdifiato lunga un secolo c’è ancora il tempo per una tardiva paternità negli anni della contestazione. Ma il sogno di Nemo si attiene veramente ai fatti? Oppure la mente di Nemo sta solamente immaginando? Forse le orme di questo padre ingombrante indicano a Nemo la strada per rendere fruttifera quest’inazione. Come? Semplicemente con l’immaginazione che è “l’esperienza dello scrittore”.