L’amica geniale di Elena Ferrante è il primo volume di una tetralogia (Storia del nuovo cognome, Storia di chi fugge e di chi resta, Storia della bambina perduta) che narra la storia di due amiche, Elena Greco, la voce narrante, e Raffaella Cerullo (Lila per Elena).
Il libro si apre con un breve prologo in cui un figlio di Lila chiama Elena per dirle che sua madre è scomparsa. Elena a quel punto si decide ad iniziare il suo racconto. Ci troveremo così a ripercorrere, in questo primo volume, l’infanzia e l’adolescenza delle due ragazze; scopriremo dove vivono e come per loro il rione napoletano sia una gabbia, fonte di sofferenza, di ignoranza e di povertà e impareremo a conoscere molti altri bambini, ragazzi e adulti che hanno accompagnato Elena e Lila in queste prime fasi della loro vita crescendo con loro.
Ho divorato questo libro in soli due giorni; avevo delle aspettative altissime e non ne sono rimasta affatto delusa.
Elena e Lila sue due personaggi ben caratterizzati, entrambe hanno delle personalità forti pur molto differenti tra loro, entrambe hanno pregi e difetti. Lila però è quella che salta all’occhio, le descrizioni di Elena sono molto ricche, dettagliate e subito ci fanno capire chi è la sua amica.
Lila comparve nella mia vita in prima elementare e mi impressionò subito perché era molto cattiva. Eravamo tutte un po’ cattive, in quella classe, ma solo quando la maestra Oliviero non poteva vederci. Lei invece era cattiva sempre.
Queste righe appaiono subito nelle prime pagine e quando le lessi rimasi abbastanza scioccata. Come può una bambina di 6-7 anni essere cattiva?
Lei era così, rompeva equilibri solo per vedere in quale altro modo poteva ricomporli.
Elena nonostante tutto, nonostante le cattiverie, le parole non dette, i gesti d’affetto mai esternati, le è sempre rimasta accanto, l’ha sempre cercata.
C’era già allora qualcosa che mi impediva di abbandonarla.
Se di Lila abbiamo descrizioni esplicite sulla sua personalità così non è per Elena. La maggior parte delle informazioni su di lei sono implicite, le ricaviamo dalle descrizioni che lei fa dei suoi sentimenti e delle sue emozioni che mutano ed evolvono a seconda del comportamento di Lila. Una caratteristica che fin da subito appare chiara ed evidente è il suo sentirsi inferiore a Lila.
Ero dunque seconda in tutto.
La scuola diventa il luogo dove maggiormente emerge questa lotta segreta, questo odio per l’intelligenza dell’altra a volte celata e a volte esibita con saccenza. Elena deve correre, deve studiare fino a sera inoltratata e rinunciare ad ore di sonno per ripassare e studiare anche prima di andare a scuola, Elena si sforza ma sembra non raggiungere mai le capacità, la sapienza di Lila. Anche quando le loro strade si dividono, Lila che non può continuare gli studi per questioni finanziarie ed Elena che invece non solo va alle medie ma addirittura al liceo, Elena sembra sempre un passo indietro rispetto a Lila che sa il latino e il greco prima di lei che va al ginnasio.
Non mi sono mai interrogata su chi fosse l’amica geniale tra le due ma ad un certo punto, leggendo ed assimilando tutte queste informazioni, tutti questi indizi, beh, ad un certo punto era per me chiaro chi fosse l’amica geniale: Lila, la ragazza cattiva.
Poi tutto cambia, quella perfida bambina che mai ha fatto un complimento alla sua amica, dirà ad Elena:
Tu sei la mia amica geniale.
Non ho dormito la notte per questa affermazione, credetemi. Continuavo a girarmi e a rigirarmi nel letto, insofferente. Lila non è mai stata gentile con Elena, perché le ha detto così? Ma è veramente così? Non ho capito nulla di tutto quello che ho letto finora? Mi sono interrogata, mi sono posta tante domande e non ho dato nessuna risposta. Non subito almeno.
Probabilmente entrambe sono geniali, a modo loro. Probabilmente la genialità di Lila salta all’occhio con più facilità non solo perché è una genialità che si manifesta concretamente nei discorsi, nelle parole e nei fatti ma anche perché è Elena la voce narrante, lei non è altro che la testimonianza della genialità della sua amica. Quella di Elena è forse una genialità più sottotono, meno visibile ma sempre presente. Lei è arrivata ad ottenere dei successi che Lila non potrà mai conquistare e cosa conta un voto a scuola? È veramente quella la genialità di una persona? Un 10 invece che un 8 o un 9? Non credo proprio.
Ben descritta è anche la città di Napoli, il rione in cui le due amiche vivono e la vita lì condotta; emergono una quantità di usanze quotidiane, una Napoli che tenta di ritrovare un po’ di benessere dopo il dopoguerra, una Napoli incoraggiata (o minacciata?) dalla presenza della malavita personificata dalla famiglia Sarratore.
Trovo incredibile come questo libro mi sia potuto piacere così tanto; in fin dei conti si narra semplicemente la storia di due bambine-ragazze. Non ci sono accadementi speciali, quella descritta è semplicemente la vita quotidiana. Sarà stato lo stile, sarà stata la semplicità e la vita vera che ho respirato ad ogni pagina fatto sta che questo libro l’ho amato e ve lo consiglio nella speranza che possa piacervi tanto quanto è piaciuto a me!