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Alcuni avranno il mio perdono

Autore: Thomas Melis
Testata: Milanonera
Data: 15 luglio 2017
URL: http://www.milanonera.com/avranno-mio-perdono/

Un libro di Luigi Romolo Carrino lo si riconosce dalla prima frase, dalla prima metafora, dalle prime quattordici parole. In “Alcuni avranno il mio perdono” è la descrizione della chiesa di piazza dei Miracoli – che tiene gli occhi neri come due cerini spenti – a far capire da subito l’aria che tira. La storia è quella di due figli di malavita, Antonio e Rosa, che s’incontrano in un penitenziario minorile e danno inizio a una pericoloso gioco ossessivo, un passo dopo l’altro, spingendosi dove i rispettivi clan in guerra da nove anni non possono accettare. Sono le gambe a forma di mitra della M sul tatuaggio del clan Musso, puntate contro gli affiliati al cartello criminale di Acquastorta, a muovere i fili della tragedia che si consuma nelle pagine di Carrino. Dall’altra parte Mariasole Vient’e Terra, madre di Antonio Simonetti ed esecutrice dell’omicidio dello zio dell’amata Rosa Musso, capo della Federazione e personaggio machiavellico che simboleggia l’importanza del ruolo della donna a Napoli e nella Napoli criminale. Mariasole, disposta a qualsiasi cosa pur di difendere la propria carne, impegnata ad amministrare un Sistema costituito da potentati di stampo medievale che gestisce il business della droga dall’acquisto alla distribuzione, fino al riciclo dei contanti attraverso le sale scommesse e le società a scatole cinesi disseminate in paradisi fiscali lontani migliaia di chilometri. E poi la quotidianità malata dei rapporti tra membri di sangue di una famiglia di camorra. La normalità nell’affrontare ineluttabilmente ciò che di normale non ha nulla. Gli occhi di un testimone privo di cittadinanza dentro un mondo regolato da gesti e messaggi, da azioni e parole in codice, intrappolato fino alla chiusura del sipario e, chissà, magari anche oltre. Tutto questo Carrino lo racconta con il suo linguaggio a metà strada tra la poesia e la narrativa, in uno degli esempi più alti di quella nuova scuola di cantori della città partenopea che sta riuscendo a esorcizzare il male profondo da cui è attanagliata, a trasformarlo in una risorsa per la società napoletana e per la cultura italiana tutta, in termini interni e internazionali.