Torna il supereroe Pulcinella, protagonista della nuova puntata di una saga iniziata tre anni fa da Massimo Torre, sceneggiatore napoletano trasferitosi a Roma. In La giustizia di Pulcinella (edizioni e/o,pagine 176, euro 15) la maschera dalla Sanità va in trasferta a Roma, per punire chi ha osato torturare Don Andrea, il parroco del quartiere, e così per la prima volta si allontana dalla sua città. Di notte, tramite sotterranei segreti, sbuca in Vaticano, in un archivio dove pare siano custoditi segreti millenari, quelli la cui scoperta potrebbe compromettere la struttura del potere ecclesiastico.
Proprio in queste stanze si aggira il suo nemico del momento, quello che avvalendosi delle amicizie nella camorra vuole esercitare il suo dominio. Ma se Pulcinella cerca giustizia e trova una nuova serie di pericolosi nemici, a cominciare dai più alti prelati, il boss che sta in carcere per colpa sua giura vendetta ogni giorno, anzi ogni notte, quando viene sistematicamente stuprato da sette energumeni.
Alla sfilza di nemici occasionali o storici se ne aggiunge un altro, il cosiddetto «Muto di Portici», un gigante incappucciato dalla lingua mozza, che gira armato di un micidiale falcetto e ammazza senza pietà. Neanche a dirlo, le sue vittime preferite sono gli abitanti della Sanità, che uccide a due a due, rispettando un codice binario e oscuro, conosciuto solo da rari specialisti con il nome di «Cifratura dell’Angelo caduto». Pulcinella dovrà usare tutta la sua intelligenza e la sua astuzia per decifrarlo e così interrompere l’ecatombe. Lo stile di Torre si fa, se possibile, ancora più diretto, descrivendo scene macabre e a sfondo sessuale senza tanti giri di parole. Spesso il napoletano è usato per dare più incisività alle situazioni, soprattutto quando si esprime Pulcinella, che sembra parlare la lingua maccheronica del Basile.