Attendo da anni una bella serie tv per signora. Possibile, mi domando, che il successo planetario della saga "L'amica geniale" di Elena Ferrante non insegni nulla? Storia di un'amicizia femminile dall'infanzia alla vecchiaia, ci ha tenuto sveglie a leggere la notte, con tutto il daffare che abbiamo. Perfino Hillary Clinton in campagna elettorale era incapace di staccarsi da Lila e Lenù. Aspettando la riduzione televisiva – con la speranza che non riduca troppo – prendiamola dal punto di vista del marketing.
Noi signore siamo big spender e influencer nei consumi. A quanto pare decidiamo anche l'auto da acquistare. Ma per noi c'è poco o nulla, tolta la stereotipata tristezza delle taglie forti – oggi plus o curvy –, qualche costume conformato, la felicità di un nuovo sgrassatore. Come non esistessimo, se non come nicchia con lo straccio in mano. Al climax della saggezza portiamo sulle spalle il mondo, lo teniamo saldo e in pace. Lavoriamo e risparmiamo. Tiriamo su i piccoli, supportiamo i vecchi. Presidiamo la salute di tutti. Siamo snodi decisivi nei processi di integrazione. Formidabili consumatrici di cultura, amiamo divertirci e viaggiare. Ma non siamo il target di nessuno, se non per qualche detersivo. È perché siamo ormai fuori dal mercato sessuale e dal raggio dello sguardo maschile? Si tratta di questo? L'angustia del desiderio usa-e-getta può essere la misura di tutto?