Ho amato il film (si veda post del 29 marzo 2017, cui mi richiamo per la trama), ma amo ancora di più il libro. Che è uguale, ma non lo è.
Stessa poesia, medesimo divertimento, ma più realistico e sanguinoso... e con un finale meno definito. Con altre variazioni lungo il percorso (ad esempio, Elisa qui non è incinta), ma mai di natura sostanziale.
Se ho preferito il romanzo alla pellicola è perché, ancora di più, riesce a farti sentire parte di qualcosa, di un progetto, che è tuo, ma in condivisione, ed è meraviglioso, ma non rimane un sogno, ed anzi, tra mille difficoltà e alterne fortune, si concretizza sempre più in fretta e ancora meglio di come l'avevi immaginato, grazie all'apporto di tutti.
E in un attimo quelli che per te erano sconosciuti di cui diffidare diventano prima i tuoi migliori amici e poi la tua famiglia.
E tu stesso cambi, liberandoti di condizionamenti e sovrastrutture, e diventi tu, libero e indomito, riuscendo finalmente ad intessere rapporti veri, perché tu per primo lo diventi, vero. Autentico. Senza finzioni.
Neppure quelle che dovrebbe suggerire il buon senso.
Un volume pieno di speranza e bellezza, contro ogni stereotipo, allegro e agro, che ci mostra come vivere e come essere... perché anche a quarant'anni si può essere protagonisti di un romanzo di formazione.
E poi c'è lo stile dell'autore: stupendo. Intanto per la massiccia dose di ironia, che ti dipinge un sorriso perenne sulla faccia, con leggerezza e garbo, ma non senza empatia e sensibilità, sdrammatizzando e – quando è necessario – facendosi più intenso, struggente, colpendoti al cuore, per acume e sentimento. E poi per come riesce a coinvolgerti da subito, portandoti prima, attraverso la terza persona, a scrutare con curiosità i personaggi, e poi, grazie all'io narrante di Diego, ad immedesimarti e divenire parte di questo scalcinato gruppo di splendidi (anti)eroi.
Che altro dire?
Che sono innamorata...
E necessito degli altri romanzi di Fabio Bartolomei. Oggi comincio “La Banda degli Invisibili”!