Secondo appuntamento della saga de “L'Amica Geniale”, dedicato alla giovinezza di Lila e Lenù, contraltare e completamento l'una dell'altra.
Nuove sfumature si aggiungono alla loro amicizia, nuove rivalità, legate all'amore e al loro, diversissimo, percorso intellettuale: e dunque da un lato le imprevedibili turbolenze di Lila, dall'altro invece la narratrice, Lenù, al secolo Elena Greco, che segue il suo percorso dalla direzione precisa, con i limiti, le gioie, le asperità e le sicurezze che questo comporta, più qualche gradita sorpresa.
I caratteri delle due protagoniste si fanno sempre più definiti, più multiformi e sfaccettati, i comprimari crescono e modificano ulteriormente relazioni ed equilibri in quel mondo in perenne fermento che è il Rione, nella Napoli anni 60, vivissimo e vivace, all'insegna di eventi e dolori, scandali, diffidenze e grandi prove d'affetto (chi l'avrebbe detto di come si sarebbe ridotto Antonio? E di come sarebbe diventato Nino Sarratore, per tacere della sua infuocata parentesi romantica con chi mai ci saremmo aspettati – oppure sì, se fossimo stati attenti – ? Ed Enzo? Ma quanto è diventato spettacolare Enzo?)
Un romanzo stupendo, trepidante, ricco di emozioni non scontate e perfino più appassionante del primo. E che tuttavia non è solo sentimento, ma innanzitutto una fulgente lettera d'amore nei confronti del privilegio di poter studiare, a dispetto della fatica e del rigore che richiede, nonché del senso di inadeguatezza che talvolta questo suscita, in più direzioni (verso chi sa più, verso chi sa meno). Privilegio che viene rimarcato sovente, e che viene affrontato in modo famelico, bramoso, con la consapevolezza, spesso reiterata, che non ci si può fermare ai confini scolastici, ma è necessario puntare sempre oltre, pure oltre noi stessi.
La cultura vista come redenzione e come modo di affrancarsi dal destino, di affermare e scoprire chi si è davvero, di sviluppare compiutamente la propria personalità, elevandosi al di sopra di quello che, a rigore, avrebbe dovuto riservarci il nostro squallido e depauperante ambiente di appartenenza.
Un romanzo potente, salvifico, che sarebbe da leggere anche solo per questo.