Login
Facebook
Twitter
Instagram
Newsletter

L'amore tra Abdel e Zeina a Tunisi non fa primavera

Autore: Francesca Paci
Testata: La Stampa Tuttolibri
Data: 18 febbraio 2017
URL: http://www.lastampa.it/2017/02/21/cultura/tuttolibri/shukri-almabkhout-lamore-tra-abdel-e-zeina-a-tunisi-non-fa-primavera-zSEpeQnEjACvJcz6zxKFdJ/pagina.html

Poi un giorno di sei anni fa, la Tunisia è esplosa. Saranno g1i storici di domani a tirare le ultimissime somme delle primavere arabe, che da avenue Bourguiba sono dilagate in tutta la regione travolgendo l'ex dittatore tunisino Ben Alì ma anche il destino delle generazioni a venire. Eppure, quello che allora sembrava presente assoluto aveva un passato, nessuno avrebbe potuto prevederlo con precisione ma era scritto. Chi nel frattempo non ha ceduto al fastidio per il frettoloso entusiasmo globale del 2011 e ha ancora voglia di comprendere i mal di pancia della sponda sud del Mediterraneo può immergersi oggi nel bel libro di Shukri al-Mabkhout L'italiano, una sorta di romanzo storico che con dovizia cronachistica ripercorre all'indietro i decenni in cui affonda la genesi dell'auto-immolazione del fruttivendolo Bouazizi, l'inconsapevole Jan Palach di Sidi Bouzid. Fiction dunque, ma con i piedi molto per terra.

Al-Mabkhout, che di professione è rettore dell'università di Manouba, affida la narrazione all'effervescente protagonista Abdel Nasser; affascinante «come un italiano» e quintessenza del giovane rivoluzionario liberal che avremmo voluto veder trionfare a Tunisi o a piazza Tahrir. Abdel Nasser in realtà è però il progenitore dei connazionali del 2011, la sua vicenda personale e sociale risale ai primi anni '60, quando il Paese, che ha da poco guadagnato l'indipendenza, si affida alla guida del padre della patria Bourguiba e s'incammina, tra fughe in avanti e ripiegamenti autoritari, sulla complessa strada del secolarismo accanto alla quale corre sotto traccia la rinascita islamista.

Abdel Nasser sogna di cambiare il mondo, sogna libertà e giustizia, sogna l'amore della più bella tra le belle, l'intelligentissima e politicamente impegnatissima Zeina che da posizioni quasi anarchiche lo sfida a mettere in dubbio i dogmi della leggendaria rivoluzione proletaria. Insieme, tra collettivi densi di sigarette e ormoni vagheggiano di rivoltare l'università come un calzino e da lì guidare la carica alla società ancora troppo conservatrice per essere impermeabile alle sirene del radicalismo, di quello religioso come di quello politico. Si respira una passione più profonda dell'amore giovanile nel rapporto tra Abdel Nasser e Zeina, c'è l'odore inconfondibile di quella energia anagrafica, sessuale, culturale, sociale ed economica che, imbottigliata a tenuta stagna per decenni, ha fatto da detonatore alle primavere del 2011.

L'Italiano, che nel 2015 ha ricevuto il prestigioso International Prize for Arabic Fiction, è però anche la storia di un fallimento annunciato. E non solo perché comincia dalla fine, l'apparentemente incomprensibile suicidio sociale del protagonista che si presenta come lo spettro del Che Guevara locale su cui fino a pochi anni prima avevano fantasticato schiere di universitarie militanti e non. È il fallimento di un attivismo creativo quanto immaturo di cui ieri come oggi, approfittano le forze che dall'interno frenano il futuro della regione. I protagonisti Abdel Nasser e Zeina si agitano alla ribalta ma sullo sfondo ci sono quelli che a vario titolo manovrano il loro destino come, nel corso della narrazione, Ben Ali manovra il destino dell'ormai malato presidente Bourguiba.

Verrebbe da credere che la Tunisia e un po' l'intero mondo arabo siano imprigionati in una sorta di coazione a ripetere all'infinito gli stessi errori. Gli slogan che nell'entourage di Abdel Nasser e Zeina invocano la rivoluzione dell'uomo e della donna vengono soffocati dalle sirene della polizia, le squadre antisommossa, le grida dei torturati nelle prigioni del regime pari a quelle delle vittime della repressione sessuale, le risate ciniche dei corrotti, il silenzio complice dei rassegnati, la paura del caos in agguato dietro qualsiasi trasformazione sociale, il canto del muezzin che nelle mani dei cattivi maestri si leva subdolo a raccogliere il pianto degli umiliati. Tutto vero e tutto grossomodo rivissuto in diretta sei anni fa. È il ciclo immutabile dei vinti? Forse non solo. Perché il romanzo è l'espressione letteraria della borghesia e la borghesia è storicamente il motore dei cambiamenti sociali e il mondo arabo produce ormai parecchi romanzi e la qualità dei romanzi arabi migliora di anno in anno... È la storia del presente e la fiction aiuta ad aggirare le difficoltà della cronaca.