Luca
È buffo: la gente mi rimprovera sempre di leggere quasi solo scrittori americani, e poi il mio libro dell’anno è un romanzo italiano. Ma non potrebbe essere altrimenti: Piccola osteria senza parole di Massimo Cuomo è il Libro Che Non Ti Aspetti. Una storia dolcissima e intensa ambientata durante i Mondiali del 1994 a Scovazze, al confine fra Veneto e Friuli, un paese chiuso e piccolo in cui la gente non mormora, anzi fa proprio fatica a parlare, tutti prigionieri come sono della routine, delle piccole ossessioni, vizi e pazzie con cui cercano di ingannare il tempo tra il Punto Gilda, l’unico bar del paese, e il lavoro nei campi o allo scannatoio dei polli. Finché a un certo punto dal nulla spunta Salvatore Maria Tempesta, che non si capisce bene cosa voglia e perché sia lì, si sa solo che sta cercando un campanile di cui ha visto l’immagine in una mezza fotografia in bianco e nero di vent’anni prima, che ritrae una ragazza nascondendo al tempo stesso per sempre al di là del confine invalicabile di uno strappo l’immagine dell’uomo che era con lei. Tempesta arriva dal sud, è un terrone e quindi marca già malissimo, nel profondo Veneto beone (lui beve solo Lemonsoda), superstizioso (quando Tempesta entra al bar l’Italia si prende sempre un gol) e razzista; in più porta con sé un gioco, un Paroliere, e qui marca ancora peggio, perché a Scovazze le parole se le tengono tutti dentro, lì contano di più i gesti, non riescono nemmeno a dirsele tra di loro, figuriamoci mettersi a giocarci. Eppure.
Una storia di scambi. La storia di come a volte le parole finiscano per essere troppe, o troppo poche, inutili o superflue, e a quel punto devono subentrare i gesti a ristabilire gli equilibri e a dire tutto ciò che le parole non riescono a dichiarare. È, insomma, la storia della necessità di un equilibrio ritrovato, che alla fine porta tutti i personaggi a guardarsi allo specchio, ognuno per sé, e a riconoscersi finalmente nella loro semplice e bellissima perfezione. Il tutto raccontato con una scrittura dolce e poetica, estremamente musicale, che dosa al dettaglio tensione quando ci vuole, ironia quando serve e veri e proprio momenti elegiaci.