Nella quarta di copertina di Le Sorelle Ribelli, il romanzo di Corinne Atlas in cui le tre ragazze protagoniste si trasferiscono a Parigi per raggiungere i loro obiettivi professionali e sentimentali, si afferma che al destino non si comanda e che perciò, con il trascorrere degli anni, la vita delle sorelle sarà diversa da quella che hanno sognato lasciando il paesino natale di La Marouette.
Tuttavia, leggendo le vicissitudini delle protagoniste dal 1969 al 2001, ciò che emerge è ben diverso dall’idea di un tirannico fato verso cui vano è ogni tentativo di opporvisi. Jeanne, Brigitte ed Elsa possono talvolta trovarsi di fronte ad eventi non programmati, oppure a vivere le conseguenze delle scelte di qualcun altro o anche a scontrarsi con aspettative troppo altre per essere soddisfatte e, diciamocelo, sarebbe ben poco realistico se così non fosse; eppure, restano sempre agenti consapevoli della propria storia.
«Tutte e tre avevano inseguito i loro desideri a rischio di bruciarsi le ali come Elsa. Riflettevano un’immagine di libertà agli occhi di coloro che non conoscevano il loro stato d’animo, le speranze deluse, le fragilità. Come il blocco dell’Est che si catapultava nel mondo libero rischiando di pagarne alto il prezzo, le Ribelli scontavano sulla loro pelle l’accanita indipendenza e la volontà di realizzare le loro ambizioni a qualunque costo.»
Obiettivi che non sono sminuiti dalla realtà, ma che certo si evolvono mentre le loro personalità maturano. Per questo Jeanne dimostra una «tempra d’acciaio» nel perseguire la sua storia d’amore a tutti i costi e, quando Brigitte rinuncia al sogno di essere semplicemente moglie e madre di qualcuno, è perché, come afferma la sorella minore: «aveva saputo vincere la paura della solitudine, mettere in discussione la sua inclinazione per un’esistenza convenzionale». Quanto ad Elsa, la più piccola, che ad inizio romanzo sembra essere tra le sorelle la più distante, esclusa dal trasferimento a Parigi, esclusa dal cameratismo delle altre due contro l’intransigenza del padre riguardo alla partenza, ritrova la propria appartenenza alla famiglia grazie alla scrittura, prima e primo strumento di evasione: «Aveva l’impressione che l’immaginario l’aiutasse a comprendere meglio i suoi cari, lei che per tanto tempo si era sentita un’estranea».
Le Sorelle Ribelli è un romanzo che parla di crescita ed emancipazione e lo fa non a caso ambientandolo negli anni dei cambiamenti epocali e delle strenue lotte per l’indipendenza. Così, i personaggi procedono sottobraccio alla storia, mostrandosi in netto contrasto con l’immobilità della generazione precedente, rappresentata da Ginou e Irène, rispettivamente madre e zia delle sorelle. Inermi e inerti, soprattutto la prima, mentre la seconda ha sporadici palpiti di ribellione sempre precocemente soffocati. Come l’amore per Paul Ribelli, nascosto e negato a favore della sorella insieme al loro figlio mai nato. Talmente diverso dagli amori di Jeanne ed Elsa, in cui le ragazze si buttano a capofitto senza remore, nel bene e nel male.
Le Sorelle Ribelli è un romanzo corale in cui ogni personaggio è tratteggiato con finezza e maestria, a tal punto che crea un piccolo universo umano popolato da volti che si riconoscono e si accolgono con familiarità durante la narrazione. Una lettura non sempre confortante, ma sicuramente confortevole e assolutamente consigliata.