Un’intellettuale trentunenne, Ester, vive una vita impegnata ma abitudinaria accanto al suo compagno, un tipo che non dà problemi, e anzi è un complice e un sostegno. Un giorno, a Ester viene commissionata una conferenza su un artista piuttosto noto, Hugo Rask. Ester si prepara, e nel farlo comincia a innamorarsi della figura dell’artista, come un’adolescente si innamora di un cantante di cui tiene il poster in camera. Quando infine lo incontra, la passione esplode. Ma è solo quella di Ester. Hugo è gentile, interessante, le scrive frequenti sms generici, di solito di notte, mentre «accanto a lei, nel letto, era stesa una persona che non esisteva». Cioè il fidanzato, che in men che non si dica viene liquidato, perché Ester è certa del senso di quegli sms, di quelle attenzioni, di quegli incontri nello studio dell’artista in mezzo alla corte di collaboratori adoranti, di quelle cenette intime e impreviste che certe volte seguono gli incontri nello studio. Ma durante queste cene, che si svolgono sempre nel ristorante dove Hugo è di casa, Ester si rende conto che la conversazione è a senso unico: «Nessuno dei due era interessato a lei ma entrambi erano interessati a lui».
Ora ditemi, non avete forse conosciuto qualcuno così? Non vi è forse capitato di sperare di essere la persona giusta per quel tipo affascinante, quella che ancora lui non ha avuto la fortuna di incontrare e a cui indubbiamente è interessato, dati i segnali che manda? Però, quest’uomo accogliente e coinvolgente è anche piuttosto misterioso. Non si sa mai dove vada quando non c’è, non si sa mai quando lo si rivedrà, è impossibile programmare con lui qualcosa che non sia ciò che succede d’improvviso, in modo casuale e saltuario.
Manca un dettaglio: vi stiamo parlando di Sottomissione volontaria, un romanzo della scrittrice svedese Lena Andersson tradotto in 23 lingue, vincitore di prestigiosi premi letterari, con trecentomila copie vendute nella sola Svezia (si calcola che ne esista una in ciascuna famiglia). Scava nelle debolezze di ognuno di noi, ed è oltretutto un catalogo impressionante di tutte le vicende, i gesti, gli stati d’animo le ricadute, le figuracce, i consigli inascoltati, le accensioni tipiche delle situazioni di questo genere.
«Mi piace investigare sui sentimenti e in particolare sulle forme dell’amore» ci ha detto Andersson: «Per scrivere questo romanzo ho ascoltato vicende simili per ore e ore, e ci ho messo anche del mio, perché anche a me era capitato, e alla fine sono persino arrivata a chiedermi se davvero tra noi umani esistano caratteri individuali, perché tutte queste storie di fraintendimento amoroso e di dipendenza incontrollabile si assomigliano in modo impressionante. Pensavo di scrivere un romanzo che interessasse soprattutto alla mia cerchia di conoscenti, anche perché il mio libro precedente aveva venduto solo 737 copie, e invece… Evidentemente ho raccontato un meccanismo che è archetipico».
Ester, che scambia l’aver fatto l’amore con Hugo con una dimostrazione d’amore, vive il suo autoinganno attraversata da rari momenti di lucidità, subito soffocati. Secondo Andersson, «sono le assenze, i silenzi, le comunicazioni saltuarie che fanno nascere le ossessioni. È come quando hai poco da mangiare, e questo crea uno stato di bisogno costante. Un meccanismo studiato scientificamente sui topi: all’inizio premono un bottone col muso e ogni volta scende del cibo. Poi la frequenza viene manipolata e a volte premono e non esce nulla, finché un po’ alla volta diventano pazzi. È quello che fa Hugo: non taglia mai il legame con Ester, lo lascia acceso perché vuole la sua ammirazione, ma non ha alcuna intenzione di darle una relazione amorosa stabile e ufficiale. Per tenerla in uno stato di sottomissione gli basta dirle frasi come: “Nessuno mi ha mai capito così profondamente”. Col mio romanzo volevo raccontare questo meccanismo di dipendenza incontrollabile e ineluttabile, che non si riesce a combattere».
Sottomissione volontaria è una lettura che a tratti diverte (per la tipicità di certe situazioni) e a tratti turba e disturba, tanto scava in profondità nelle nostre necessità indotte. Ma tra i due protagonisti, chi è più irrecuperabile? L’autoingannatrice Ester o il narciso Hugo? «Lui. Quel genere di uomo è irrecuperabile, non sarà mai possibile costruire uno scambio reciproco con un tipo simile. Nel mio libro non c’è violenza, ma c’è il ritratto di una personalità, quella di Hugo, che sembra passiva, sembra non chiedere né volere nulla e invece è di un attivismo diabolico».