Ester è una trentunenne svedese con una vita stabile, un lavoro che le piace, una decennale relazione di coppia. Consuma poco, ha scelto di non riprodursi, ha appena ottenuto dal welfare svedese il bilocale per cui era in lista d’attesa da 13 anni. Insomma, non sgarra dalle linee guida autoimposte perché vuole restare libera di fare quel che più le piace: pensare, scrivere, tirare a lucido il proprio libero arbitrio. Eppure la sua raffinata e paziente costruzione esistenziale crolla di colpo quando s’innamora di Hugo, uno degli artisti che deve recensire. Lei, che della comunicazione ha fatto la bandiera della propria vita, si trova a combattere tra sms scritti e non spediti, mail non ricevute, sussulti alla visualizzazione del nome dell’amato sullo smartphone. Un errore di chiamata male interpretato le fa attraversare mezza Europa nella speranza che il misunderstanding sia il segnale di un rinnovato interesse. Insomma, un corteggiamento tecnologico che la fa sprofondare tra i gironi infernali della progressiva perdita d’orgoglio e, come conseguenza, della propria identità.