Nord Ovest della Corsica; baia di Calvi e penisola della Revellata. Agosto 2016; e 27 anni prima e 27 anni dopo. L’avvocato 42enne Clotilde Clo Idrissi in Baron torna con marito biondo e figlia 15enne nel camping dei Tritoni dove era stata in vacanza nel 1989, lei 15enne con genitori e fratello maggiore. Finalmente! È la prima volta da allora. Quell’estate la loro Renault Fuego rossa precipitò da una curva a strapiombo sul mare, il burrone di venti metri conosciuto come Petra Coda, non si sa come lei era sopravvissuta, orfana, cresciuta dai nonni materni in Normandia. Il padre era il figlio del mitico Cassanu, famiglia antica e potente, proprietario di ottanta ettari incontaminati di natura, gran parte di quella bellissima area. Clo è sempre stata energica ed elegante, bella ed esile, appena 1,48, capelli neri, sorriso sexy; non aveva più rivisto il lato corso della sua identità, soprattutto il nonno di 89 anni e la nonna Lisabetta di 86, lei unica erede in linea diretta. Appena arriva cominciano ad accadere cose strane: riceve una busta con un breve messaggio della madre (ancora viva?) contenente riferimenti e frasi che nessun altro avrebbe potuto conoscere; subisce il furto del portafoglio da una cassaforte che nessuno sconosciuto avrebbe potuto aprire; Orsu il tuttofare del campeggio usa gli strofinacci alternandoli nel secchio proprio come faceva sua madre un tempo e ha un labrador che si chiama come il bastardino che aveva nella casa di Tourny con i suoi; una mattina trova apparecchiata una colazione per quattro identica a quella che facevano in famiglia; scopre sorprendenti evoluzioni e riscopre vecchi amori; e così via. Poi i crimini diventano più violenti e rischia molto.
Il professore di geografia all’università di Rouen e direttore di ricerca al Cnrs francese Michel Bussi (Louviers, 1965) pubblica ottimi gialli di successo da una decina d’anni (avendoli cominciati a scrivere ben prima). L’ultimo è ambientato lontano dalla Normandia e dedicato “agli amici dell’adolescenza che durano tutta la vita”, “come se il tempo che passa fosse innocente e siamo noi a sbagliare quando lo accusiamo e lo chiamiamo assassino”. La narrazione sull’oggi è in terza al passato, si alterna con il diario di Clo ragazzina riletto dall’uomo che lo ha requisito e ha deciso di farla pagare a tanti per come erano andate le cose. Il diario inizia il 7 agosto 1989, Clo posa il mazzetto sul parapetto ove precipitarono il 12 agosto 2016, poi tutto prosegue in parallelo fino alla fatidica data del 23 agosto, il tramonto sul Mediterraneo. Il congegno giallo è molto complesso, ben strutturato su due livelli temporali con due diverse schiere di possibili “colpevoli”, un meccanismo investigativo appassionante e originale, se proprio si vuole solo un po’ troppo costruito (per lettori complici). Rimarchevole il numero di significativi coprotagonisti come il gigante disabile barbuto Orsu, mal detto Hagrid, orfano e muto, un lato devastato dalla nascita (occhio fisso, guancia atrofizzata, spalla storta, braccio pendente, gamba rigida) o la magnifica preda predatrice italiana Maria Chiara. Il tema ricorrente è familiare, le impossibili relazioni di coppia. Si capisce molto pure sui delfini e sul santuario dei cetacei di quel biodiverso mare. Canzoni d’epoca (possibilmente in cuffia) e sempiterno gran vino locale Clos Culombu (bianco, rosato, rosso, bollicine).