(...) Come la Palestina anche l’Iraq è così intriso di un destino di negazione da diventare – agli occhi di un artista – il teatro perfetto della narrazione distopica. Non a caso nel 2014 il romanzo vincitore del noto premio internazionale per la Fiction Araba è stato assegnato all’incredibile «Frankenstein in Baghdad» di Ahmed Saadawi. Un horror quasi gotico, che segue sottotraccia il predecessore a cui si ispira ma che esplode nella distruzione del Ventunesimo secolo. Esplosioni vere, reali, intorno alle quali un uomo misterioso si aggira alla caccia di pezzi di corpi, resti umani con cui creare il suo mostro e imbastire la vendetta. Prima passa il kamikaze e poi lo straccivendolo, ormai incubo della popolazione della capitale al pari degli attentatori suicidi. Baghdad è l’inferno e Frankenstein non le permette di sognare alcun purgatorio. Sono gli anni dell’invasione Usa, degli abusi delle truppe statunitensi e dell’avanzata di al Qaeda, gli anni delle divisioni settarie e degli attentati quotidiani. Anni immorali su cui l’autore non commenta, ma lascia ai resti umani raccolti per la strada il giudizio storico sull’uccisione dell’Iraq. (...)