Spiace che tra gli autori di qualità della rentrée autunnale, Foer, Énard e Vasquez, solo lo statunitense sia finito in classifica. Chi s’è fatto conquistare da “Eccomi”, da una letteratura che non ha paura di pensare in grande, affrontando temi eterni, cruciali passaggi storico-politici, dovrebbe accostarsi con entusiasmo anche a “Bussola” (423 pagine, 19 euro), ultima prova magistrale dello scrittore francese, che gli è valsa il premio Goncourt 2015.
In Italia Mathias Énard ha lasciato una major (la Rizzoli) per una sigla indipendente di qualità, le edizioni e/o. Scelta che, in termini di “lavoro” alle spalle di un libro, pagherà certamente: ci sono esempi virtuosi (Shteyngart da Mondadori a Guanda, Ernaux da Rizzoli a L’Orma, Toews con Marcos y Marcos dopo la prima apparizione con Adelphi, Nevo e Zambra senza fortuna con Mondadori ma ben rilanciati rispettivamente da Neri Pozza, Sellerio e Sur, quest’ultima fucina di nomi riemersi dopo aver vivacchiato in cataloghi blasonati) e “Bussola”, in tal senso, ha una bella vita editoriale davanti a sé.
Tradotto da Yasmina Melaouah, “Bussola” volge lo sguardo a Est, come i precedenti libri di Énard (il celebrato “Zona”, ma anche il sottovalutato “Parlami di battaglie, di re e di elefanti”) pubblicati in Italia. Può apparire come un mezzo groviglio iperletterario che si nutre di divagazione (tra filosofia, musica e arte), come narrazione che s’intreccia al saggio, ma naturalmente è molto di più quello che emerge dalla prosa lirica dell’autore francese. In una notte insonne Franz Ritter («uno stitico conservatore», si definisce) musicologo austriaco gravemente malato, ripercorre alcuni viaggi in Oriente al fianco della francese Sarah («una detective selvaggia»), orientalista che ama, in fondo una specie di suo doppio. Ben più che il rapporto tra Franz e Sarah, emerge dirompente quello fra Europa e Medioriente (Turchia, Siria, Iran passano in rassegna nel loro splendore, e in certi coni d’ombra, da Aleppo alle rovine di Palmira, per esempio, con la sistematica distruzione dell’arte messa in atto dall’Isis), amore altrettanto tormentato e rivissuto da Ritter attraverso una miriade di suggestioni e storie, di cui sono protagonisti musicisti, letterati, spie, archeologi e viaggiatori. Dedicato a chi ama le letture lente e pregne – non sterile erudizione, perché c’è passione nella scrittura avvolgente e profonda di chi narra – gli amori tormentati, i crocevia di civiltà e non le esasperate distanze fra i popoli, a chi disdegna la trama “vecchio stile”, non si lascia ingannare da un Oriente esotico racchiuso in immagini da cartolina, non s’arrende all’idea semplicistica di un Islam nemico e di un conflitto senza soluzione tra Est e Ovest.