Inquietante. Ambiguo. Allampanato, di un’estrema magrezza, pallido e vestito di nero, quando Conrad appare nel villaggio di Cobb e si presenta alla famiglia Hill con una domanda di lavoro come cuoco, la prima impressione che suscita è di diffidenza. Eppure ha ottime referenze (c’è qualcuno che le controlla, però?), chiede solo di essere messo alla prova per dimostrare quanto vale. Viene assunto.
La famiglia Hill è una delle due famiglie dominanti della zona, l’altra è quella dei Vale. Quello che tutti si augurano è che, in un prossimo futuro, l’antica inimicizia tra Hill e Vale venga superata con un matrimonio che li unisca. Se Harold Hill sposerà Daphne Vale, anche il castello che domina maestoso il villaggio riaprirà i suoi battenti e diventerà la dimora di entrambe le famiglie. In una maniera sottile- la prima occhiata di Conrad al castello e al suo ponte levatoio alzato che sbarra l’ingresso, altri sguardi fuggevoli in seguito, come per controllare la situazione o per esprimere un desiderio nascosto- ci viene fatto capire che Conrad ha delle mire su quel castello e rabbrividiamo senza sapere il perché.
Conrad si dimostra subito bravissimo come cuoco, sotto tutti i punti di vista. Prepara piatti squisiti, nessuno ha più problemi di digestione e fa spendere anche molto meno di prima alla famiglia Hill. E poi riesce anche in qualcos’altro di molto importante. L’ostacolo al matrimonio che tutti auspicano è l’obesità di Daphne. La ragazza è così grassa che non osa neppure più uscire di casa e il suo medico non riesce a fare niente. Ci riesce Conrad, a far dimagrire Daphne, inviando a casa Vale piatti cucinati apposta per lei. E’ tutto piuttosto misterioso: i coniugi Hill dimagriscono (ne avevano bisogno), i Vale ingrassano mangiando dagli Hill quando vengono come ospiti (e avevano bisogno di ingrassare), Daphne dimagrisce e invece Esther Hill, sorella di Harold, ingrassa e il ragazzo con cui se la intendeva sposa un’altra. Che cosa sta succedendo?
I cambiamenti non riguardano soltanto l’aspetto fisico delle due famiglie. Perché Conrad è un manipolatore astuto. Riesce ad ottenere quello che vuole da chi gli serve nel villaggio, sia che si tratti dell’affittacamere proprietaria di una locanda, o dei cacciatori di frodo. Riesce a gettare discredito sull’anziano maggiordomo degli Hill e sulla governante che ha diretto la casa fino al suo arrivo. Alla fine resta solo lui, il cuoco dalla duplice faccia che una volta alla settimana mangia in gran stile nella stanza a lui riservata in una locanda nei pressi del castello. Adesso che si è liberato di tutti i dipendenti di casa Hill, Conrad può proseguire con i suoi misteriosi intenti. I cambiamenti sono così graduali che noi stessi lettori ci rendiamo conto a poco a poco di quello che sta accadendo- figurarsi i diretti interessati. Perché Conrad procede a invertire i ruoli mettendo se stesso al posto del signor Hill che si sente orgoglioso di preparare i cocktail, così come la signora Hill è gratificata dal poter fare la cameriera maneggiando le preziose porcellane scelte da Conrad e Harold spignatta guidato da Conrad che loda i suoi successi.
Harry Kressing è lo pseudonimo di Harry Adam Ruber, nato a New York nel 1928, e di lui non si sa quasi nulla, non sono riuscita a trovare neppure una foto. Il suo romanzo “Il cuoco”, pubblicato per la prima volta nel 1965 e rispolverato ora dalla casa editrice e/o nella collana ‘Gli intramontabili’, è un piccolo capolavoro del genere noir con un tocco di gotico. L’atmosfera oscuramente minacciosa serpeggia in tutto il libro, con un crescendo di celata violenza che culmina nella scena del confronto tra Conrad e il suo rivale, il cuoco dei Vale. Pagina dopo pagina restiamo in attesa di un chiarimento che non viene mai, le ombre si addensano, il cibo ha una doppia valenza, cibo che porta felicità del palato e dei sensi e cibo mortale. Eppure non capiamo mai che cosa succeda veramente in cucina, come faccia Conrad ad avere i risultati che ha. “Il cuoco” non è truculento come il famoso film del 1990 di Peter Greenaway, “Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante”, ma vi respiriamo gli stessi vapori sulfurei.
Non anticipo nulla- aspettatevi però anche dei morti e un finale grottesco e grandioso nel castello dove ormai il ponte levatoio è abbassato e i fuochi nell’enorme cucina sono sempre accesi: sono le fiamme dell’inferno?