Nato in Normandia e tradotto in circa trenta lingue, Michel Bussi è l'autore noir oggi più venduto in Francia. Per edizioni e/o aveva già pubblicato Ninfee nere, romanzo che, nell'anno della sua uscita in patria - ovvero il 2011 - ha ricevuto in Francia il maggior numero di riconoscimenti e premi. Non che i trofei letterari siano sempre garanzia di qualità, ma in questo caso lo sono.
Tempo assassino (uscito per edizioni e/o, nella collana Dal mondo) si snoda per poco più di 500 pagine che scorrerete divorando la storia. Anzi: le storie, perché il romanzo si svolge nel tempo narrativo di oggi, precisamente nell'estate appena trascorsa. Si tratta però di un tempo che - attraverso il misterioso lettore del diario di Clotilde - viene biforcato in due: quello attuale e l'estate del 1989 quando, nella suggestiva penisola còrsa della Revellata, dove montagne, terra rossa e burroni si contendono la scalata verso meravigliosi scorci marini, un'automobile non regge a una curva e precipita rovinando a valle, sterminando quasi un'intera famiglia.
Sopravvive solo la giovanissima Clotilde, di quindici anni, che ventisette anni dopo torna nei luoghi dell'incidente, con un marito che non la capisce e una figlia teen-ager un po' menefreghista e distante. L'idea è esorcizzare il tragico passato, parlare con i nonni che possiedono gran parte delle terre visibili a occhio nudo, andare a trovarli nella loro tenuta, la Fattoria Arcanu, capitanata dal patriarca, il nonno Cassanu Idrissi. Insomma: l'intento sarebbe quello di superare un trauma. Il problema è strani eventi mettono in subbuglio le sue certezze e lei non può ignorarli, perché il sospetto che viene a galla è che l'incidente che ha ucciso suo padre, sua madre e suo fratello non sia stato un incidente.
Chi le spedisce delle lettere con la calligrafia di sua madre? Chi ha provocato la strage della sua famiglia? Perché il suo diario di quindicenne è scomparso? Chi lo sta leggendo, svelandolo a sua volta al lettore? Chi ha rubato i documenti dalla cassaforte del bungalow? Quali sentimenti di appartenenza e di possesso agitano i còrsi che vogliono mantenere le antiche tradizioni? Certo questo popolo è consapevole delle proprie fortune e sfortune:
"La Corsica è un paradiso, una delle più belle isole del mondo, un dono del cielo, e cosa ne hanno fatto? Niente. Guarda questa penisola sublime. Cosa ne hanno fatto? Niente. A parte confiscarla come vecchi che nascondono il tesoro sotto il materasso".
Pagina dopo pagina, per Clotilde affiorano i ricordi del passato e si intrecciano ai dubbi del presente, quelli che riguardano la vita reale e che fanno vacillare anche i legami più vicini: un suggestivo amore mai consumato, protetto dal mare e da un sogno di delfini, una miss che ammaliava i bagnanti, quando camminava per la spiaggia, un fratello che attendeva la sua prima notte di sesso, una madre egoista, ma non tanto quanto la figlia credeva. Poi interessi economici, temperamenti ostili al progresso, incontri proibiti che lasceranno il segno e paleseranno la complicità del tempo in ogni nostra azione, in ogni nostra infrazione: perché "il tempo è assassino. Ma certe volte ha delle attenuanti".
Chiudo con una nota geografica: il mare segna i confini di questo misterioso scenario dipinto con una scrittura scattante e straordinaria, ma il mare demarca anche ogni abitante della Corsica nelle proprie prigioni e così una barca abbandonata diventa metafora estremamente poetica della desolazione:
"Il mare restituiva bottiglie vuote, stelle filanti rotte e coriandoli bagnati come altrettanti sogni abbandonati alla fine della notte da ballerini stremati, festaioli al limite della disperazione, e dalle onde riportati al mattino, slavati. Alle prime luci dell'alba l'Ayron galleggiava in mezzo alla spazzatura".